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02/12/2011 - Il caso Libia: un'analisi fuori dal coro - M. C. Allam

Eventi anni passati > Anno 2011







E' disponibile in cd la registrazione audio-video dell'intero convegno



IL CASO LIBIA: UN’ANALISI FUORI DAL CORO
Venerdì 2 dicembre 2011, ore 21 - Camera di Commercio, Via Ganaceto 134, Modena

Relatore: On. Magdi Cristiano Allam

Introduzione del Dr. Giuseppe Grana
presidente del Centro Culturale Cattolico “Il Faro”


Buona sera a tutti.
In qualità di neo presidente del Centro Culturale Cattolico “Il Faro”, rivolgo anch’io un caloroso saluto di benvenuto all’On. Allam e ai presenti, a nome non solo mio ma dell’intero consiglio direttivo. Ringrazio il Prof. Pellacani per la collaborazione Faro-CeSPeM, che ci onora profondamente, e passo subito a presentare l’argomento della serata per restare nei tempi concordati col relatore.

Perché tra i tanti temi possibili è stato scelto un argomento così scottante?
Semplicemente perché nei giorni in cui l’Italia bombardava la Libia, nel più assoluto silenzio dei pacifisti nostrani e in violazione della Costituzione (1), sia io sia alcuni amici, come molti altri cittadini, avevamo cercato sulla stampa le motivazioni di un simile attacco, ma le risposte fotocopia dei grandi giornali nazionali non ci avevano convinto!

Risposte sconcertanti e documentate erano, invece, contenute nelle lettere al Direttore e negli articoli dell’ingegnere informatico di San Martino in Rio, Giovanni Lazzaretti, pubblicati su due giornali minori: La Libertà di Reggio Emilia e la Gazzetta di Sondrio.

Prima di illustrare le risposte trovate da Lazzaretti, va qui precisato che, nella memoria dei meno giovani, come me,  Gheddafi era e resta il dittatore coinvolto in azioni di terrorismo internazionale che nel 1970 ha espulso dalla Libia oltre 20.000 italiani (2) da un giorno all’altro, incamerandone i beni. Le benemerenze successive, a cui sto per accennare, hanno sicuramente peso, ma non possono lavare con un colpo di spugna il suo ingombrante passato.

Ciò premesso, passiamo ad esaminare sinteticamente le risposte:

  • Lazzaretti inizia con alcune citazioni, a firma di Padre Gheddo, pubblicate su AsiaNews prima del cosiddetto intervento umanitario. Cito letteralmente alcune frasi: “I proventi del petrolio, Gheddafi li ha usati per sviluppare il Paese: strade, scuole, ospedali, università, case popolari a bassissimo prezzo, inizio di industrializzazione, sviluppo agricolo con l'acqua tirata su nel deserto ad una profondità di 600-800-1000 metri” e portata sulla costa, 900 km a nord, mediante due acquedotti. “Ha mandato le bambine a scuola e le ragazze all'università, ha abolito la poligamia e varato leggi in favore della donna anche nel matrimonio: ad esempio ha proibito di tener chiuse le ragazze e le donne in casa (…). Ha controllato e tenuto a freno l'estremismo islamico. I 100 mila cristiani, pur con molti limiti, godono di libertà di culto e di riunione. La Caritas libica è un organismo stimato (…). In Libia  - concludeva Padre Gheddo -   ci sono circa 80 suore e 10.000 infermiere cattoliche, oltre a molti medici”.


Qualcuno potrebbe obiettare che l’elenco appena letto è un elenco di tipo descrittivo. Esistono indici quantitativi e qualitativi che lo confermano? Certamente sì!

  • Il nostro autore inizia la verifica e trova che il PIL pro capite libico era tra i più elevati dell’Africa ed il più alto del Nord Africa (14.192 $ contro 8.002 della Tunisia, 6.709 dell’Algeria, 5.892 dell’Egitto, 4.362 del Marocco) (3).

  • Nel sospetto che l’elevato PIL pro capite potesse essere una felice casualità legata all’abbondanza di petrolio, Lazzaretti si mette a cercare l’ISU (Indice dello Sviluppo Umano), uno strumento che misura il benessere di una nazione, sulla base dell’aspettativa di vita, dell’istruzione e del reddito. L’Indice dello Sviluppo umano collocava la Libia al 53° posto nel mondo (Tunisia 81°, Algeria 84°, Egitto 101°, Marocco 114°).

  • Tutti sappiamo che dalla Libia non emigrava quasi nessuno (4). E’ possibile che fosse il regime di Gheddafi ad impedire l’emigrazione, tenendo i cittadini in Libia con la forza, semmai disoccupati? Ecco i dati del 2010, relativi all’indice di disoccupazione nel Nord-Africa: Libia 4.8, Marocco 12, Egitto 15, Algeria 18, Tunisia 24. Anzi, l’indice di disoccupazione della Libia era, addirittura, tra i più bassi del mondo. I parametri sin qui elencati possono spiegare la caduta di Mubarak, possono spiegare la caduta di Ben Alì, mentre non possono in alcun modo spiegare una ribellione di popolo contro uno degli stati amministrativamente migliori dell’Africa.

  • Continuando la ricerca in Internet, Lazzaretti ha la conferma che la Libia era ai vertici dell’istruzione gratuita, ai vertici dell’ assistenza medica gratuita e di qualità, ai vertici della promozione familiare: alle giovani coppie di sposi, lo stato libico prestava 60.000 dinari (50.000 $) senza interessi e senza data di scadenza, in pratica a fondo perduto. Lo strumento era la CBL (Central Bank of Libya) di proprietà dello stato libico non del dittatore Gheddafi.

  • Tutto gratuito? Erogazioni a tasso zero? Quindi inflazione a valanga! Direbbero alcuni economisti, ma anche qui le tabelle smentiscono le idee preconfezionate. La Libia era nella fascia di inflazione modesta, compresa tra il 2 e il 5%, non diversa da Algeria e Tunisia, meglio di Egitto e Marocco.

  • Ma ciò che il capitalismo occidentale non poteva proprio tollerale è stata la proposta di Gheddafi che i paesi africani si dotassero di una moneta unica, il Dinaro-oro, iniziativa giudicata tanto negativamente sia dagli Stati Uniti sia dall’Unione Europea, ma soprattutto da Sarkozy, da rendere necessario il ricorso ai bombardamenti per abbattere il regime di Gheddafi, pochi giorni prima che la proposta cominciasse a concretizzarsi. Sembra addirittura che Sarkozy avesse definito la Libia una minaccia per la sicurezza finanziaria del genere umano. In realtà la Libia era una minaccia per il Franco CFA (5), la moneta coloniale con cui la Francia continua a fare i suoi interessi in 14 paesi africani (6). Noi tutti, però, abbiamo constatato che non Gheddafi, ma il sistema finanziario americano ed europeo ha prodotto il disastro economico del 2008, non ancora superato.

  • E qui concludo segnalandovi ciò che hanno fatto i ribelli cirenaici prima ancora di formare un governo provvisorio: hanno creato la CBB (Central Bank of Benghazi) banca di tipo classico, proprietà dei grandi capitali privati (come in Italia, in Francia, in Germania ecc.), in opposizione alla CBL (Central Bank of Libya) di proprietà di tutti i cittadini libici, al fine di far sparire quest’ultima e poter mettere le mani sui suoi ingenti capitali sparsi per il mondo.

E’ difficile non pensare che la guerra scatenata contro la Libia non avesse lo scopo di distruggere un esperimento di benessere ottenuto con un sistema economico-finanziario alternativo. E noi a bombardare, per la gratuita distruzione di uno stato sovrano, uno degli stati meglio amministrati dell’Africa.

Potrei continuare con altri spunti di riflessione come quello delle telecomunicazioni in Africa, ma il tempo non lo consente (7).

On. Allam, gran parte delle persone presenti in questa sala non è in grado di valutare approfonditamente quanto ho appena segnalato, io per primo non ne sono capace, in quanto ho sempre fatto il medico e non l’analista finanziario o politico.
Lei, al contrario, con la competenza e l’equilibrio che la contraddistinguono saprà sicuramente fare un po’ di chiarezza su questa vicenda piena più di ombre che di luci.

Grazie per aver accettato l’invito e a Lei la parola.

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1 - Costituzione, Art. 11 - L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (…).
2 - Wikipedia - relazioni internazionali tra Italia e Libia pp 1-10.
3 - Per il PIL pro capite, rapportato al costo della vita, la situazione non cambia.
4 - Dati ISTAT sugli immigrati in Italia al 31/12/2007: Marocco 365.908, Tunisia 93.601, Egitto 69.572, Algeria 22.672, Libia 1.517.
5 - Franco CFA = dal 1945 Franco Colonie Francesi Africane → dal 1958 Franco della Comunità Francese dell’Africa → oggi Franco della Comunità Finanziaria dell’Africa e Franco della Cooperazione Finanziaria dell’Africa centrale.
6 - Cf. Lazzaretti - Libia, Strauss-Kahn e Nord Dakota, pg. 2, paragrafo “2009”.
7 - Per le telecomunicazioni, cf. Luca Rolandi, La Stampa, 20/12/2007. Per quanto riguarda il caso Lokerbie, cf. News.scotsman.com del 28/08/205. (Per ambedue cf. Una guerra bancaria di Lazzaretti).

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Nota biografica - Magdi Cristiano Allam è il presidente del movimento politico “Io amo l’Italia” fondato il 28 novembre del 2009. Dal luglio del 2009 è deputato al Parlamento Europeo nel gruppo del Partito Popolare Europeo. E’ stato vicedirettore ad personam del quotidiano «Corriere della Sera» dal 2003 al 2008, dopo aver ricoperto la carica di editorialista e inviato speciale del quotidiano «La Repubblica» sin dal 1996. E’ laureato in Sociologia all’Università La Sapienza di Roma.
Per la Mondadori ha pubblicato:

- Europa Cristiana Libera. La mia vita tra Verità e Libertà, Fede e Ragione, Valori e Regole (2009);
- Grazie Gesù. La mia conversione dall’islam al cattolicesimo (2008);
- Viva Israele. Dall’ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia (2007);
- Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano? (2006);  
- Vincere la paura. La mia vita contro il terrorismo islamico e l’incoscienza dell’Occidente (2005).

Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui:

- il Premio Saint-Vincent di giornalismo,
- l’Ambrogino d’oro del Comune di Milano,
- il Premio internazionale Dan David e il Mass Media Award dell’American Jewish Committee.

Tramite il sito www.ioamolitalia.it promuove un movimento politico che si fonda sul primato dei valori non negoziabili e sulla certezza delle regole, e che a partire dalla riforma etica della cultura politica persegue un nuovo modello di sviluppo che s’ispira all’economia sociale di mercato e un nuovo modello sociale che mette al centro la sacralità della vita.
E’ nato al Cairo nel 1952 dove ha studiato presso le suore comboniane e i sacerdoti salesiani. Vive in Italia dal 1972 ed è orgogliosamente cittadino italiano dal 1987.


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