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13 01 2012 - Ospedali - F. Agnoli

Eventi anni passati > Anno 2012


Se la storia non mente, deve attribuirsi al genio femminile anche la creazione degli ospedali, secondo quanto afferma Francesco Agnoli, noto giornalista caro agli ascoltatori di Radio Maria e ai lettori di riviste cattoliche quali Radici Cristiane e Il Timone.
Si narra appunto di vedove romane facoltose (es. Fabiola e Marcella), appartenenti alle prime comunità cristiane, libere nelle scelte ed autonome economicamente - come mai prima d’ora erano state le donne - che donarono il proprio patrimonio e la propria vita per assistere malati, poveri e pellegrini, prestando le prime cure, oltre a vitto e alloggio.
Venerdì 13 gennaio u.s., invitato dal Centro Culturale Cattolico Il Faro al Forum Guido Monzani di Modena, Francesco Agnoli ha illustrato appunto il concetto di cura descrivendo per tappe e con vari esempi (Siena, Roma, Milano) il passaggio dalla pietas alla medicina, coprendo un arco di tempo assai vasto e sottolineando il ruolo essenziale in campo sanitario delle donne, della fede e dell’arte (musica, pittura, architettura ecc..). I primi ospedali sono italiani, è fuori discussione, tant’è che le prime strutture sanitarie mondiali furono fondate e gestite dalle comunità cristiane laziali e toscane, dapprima direttamente e completamente, poi in collaborazione con le istituzioni locali (soprattutto il Comune).
Si potrebbe dire che l’incarnazione di Dio
con la piena rivalutazione della corporeità - fu davvero l’elemento destabilizzante, che provocò progressivamente un radicale mutamento culturale nella società dell’epoca, con l’estinzione della schiavitù e il riconoscimento della pari dignità a ogni essere umano: Cristo, infatti, era diventato allo stesso tempo modello per gli uni e per gli altri, cioè sia per gli operatori (quale “medico-terapeuta-taumaturgo”) che per gli ammalati (quale “paziente-infermo nella Passione”).
Il sistema sanitario vigente fonda tutt’ora sull’eguaglianza sociale, poiché ogni individuo – uomo o donna, ricco o povero, colto o ignorante, bianco o nero – può trovare identico trattamento in termini di assistenza e di cura.
Allora non c’è da meravigliarsi se altrove – cioè fuori dalla cultura cristiana – gli ospedali non esistono affatto, in quanto non possono esistere: vuoi perché la malattia non può e non deve essere curata, essendo associata a una colpa da espiare, vuoi perché il disprezzo occulto o palese per il corpo invita/costringe alla fuga dalla realtà per acquisire equilibrio. Ciò aiuta a comprendere come mai l’induismo e il buddismo da un lato, l’islam e l’animismo africano dall’altro, abbiano impedito l’evoluzione e lo sviluppo di intere popolazioni, ingessate a causa del fatalismo.
Chissà che vedendo la fede dei cristiani contemporanei impegnati a soccorrere i più deboli non ci sia chi, tra tanti migranti giunti in Italia per lavorare, si converta, oggi come allora, affascinato da Gesù, Dio incarnato!   
Recensione a cura di Simonetta Delle Donne, Modena 13/01/2012





Anche a oriente di Modena
verso la fine del XII secolo fu eretto un ospizio...


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