25 05 2012 - Europa... - R. De Mattei
ROBERTO DE MATTEI - NOTIZIE BIOGRAFICHE E BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
BIOGRAFIA
Il Prof. Roberto de Mattei (Roma, 1948) insegna Storia Moderna e Storia del Cristianesimo presso l’Università Europea di Roma, dove è preside dell’ambito di Scienze Storiche. È presidente della Fondazione Lepanto. È membro dei Consigli Direttivi dell’Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea e del Consiglio Direttivo della Società Geografica Italiana.
Tra il 2003 e il 2011 è stato vice-presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche con delega nel settore delle Scienze Umane; Membro del Board of Guarantees della Italian Academy presso la Columbia University di New York (2005-2011); Consigliere per le questioni internazionali del Governo Italiano (2002-2006).
È autore di libri e pubblicazioni tradotte in varie lingue e collaboratore di giornali e riviste italiane e straniere. Dirige le riviste “Radici Cristiane” e “Nova Historica” e l’agenzia di informazione “Corrispondenza Romana”.
OPERE
- L’Italia cattolica e il nuovo concordato, Roma, Centro Culturale Lepanto, 1985.
- 1900-2000 – Due sogni si succedono: la costruzione la distruzione, Roma, Fiducia, 1988.
- Il crociato del secolo XX. Plinio Corrêa de Oliveira, Milano, Piemme, 1996 (tradotto in sei lingue).
- Alta Ruet Babylon. L’Europa settaria del Cinquecento. Lineamenti storici e problemi ecclesiologici, Milano, Istituto di Propaganda Libraria, 1997.
- A sinistra di Lutero. Sette e movimenti religiosi nell’Europa del ’500, Roma, Città Nuova, 1999.
- Pio IX, Milano, Piemme, 2000, tradotto in portoghese (2000) e in inglese (2003).
- La souveraineté nécessaire. Réflexions sur la déconstruction de l’Etat et ses conséquences pour la société, Paris, Editions François-Xavier de Guibert, 2000, tradotto in italiano (2001), portoghese (2002) e spagnolo (2007).
- Guerra santa guerra giusta. Islam e Cristianesimo in guerra, Milano, Piemme, 2002, tradotto in portoghese (2002) e in inglese (2007).
- L’identità culturale come progetto di ricerca, Roma, Liberal Edizioni, 2004.
- Alle radici del domani, con Enrico Nestri e Massimo Viglione, Manuale per la Scuola secondaria, 3 voll, Milano, Agedi, 2004.
- La Biblioteca delle Amicizia. Repertorio critico della cultura cattolica nell’epoca della Rivoluzione 1770-1830, Napoli, Bibliopolis, 2005.
- De Europa. Tra radici cristiane e sogni postmoderni, Firenze, Le Lettere, 2006.
- Il CNR e le Scienze Umane. Una strategia di rilancio, Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, 2008.
- La dittatura del relativismo, Chieti, Solfanelli, 2007. Tradotto in portoghese (2008), in polacco (2009) e in francese (2011).
- La liturgia della Chiesa nell’epoca della secolarizzazione, Roma, Solfanelli, 2009.
- La Turchia in Europa. Beneficio o catastrofe?, Milano, Sugarco Edizioni, 2009. Tradotto in inglese (2009), in tedesco (2010) e in polacco (2010).
- Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Torino, Lindau, 2010, tradotto in tedesco (2011).
- Apologia della tradizione, Torino, Lindau, 2011.
- Il mistero del Male e i Castighi di Dio, Verona, Fede e Cultura, 2011.
L’EUROPA TRA DITTATURA DEL RELATIVISMO E POTERI FORTI
Relatore: Prof. Roberto de Mattei
Docente di Storia Moderna e Storia del Cristianesimo presso l’Università Europea di Roma
Venerdì 25 maggio 2012, ore 21 - Camera di Commercio, Via Ganaceto 134, Modena
Introduzione alla serata del Dr. Giuseppe Grana
presidente del Centro Culturale Cattolico IL FARO
Buona sera a tutti.
In qualità di presidente del Centro Culturale Cattolico “Il Faro”, rivolgo anch’io un caloroso saluto di benvenuto al Prof. De Mattei e ai presenti, a nome non solo mio ma dell’intero consiglio direttivo del “Faro”. Ringrazio il Prof. Pellacani per la collaborazione Faro-CeSPeM, di cui sono personalmente fiero, e passo subito a presentare l’argomento della serata per non sottrarre tempo al relatore.
Venerdì 2 dicembre 2011, in questa stessa sala si è parlato del “Caso Libia” sulla base delle profonde analisi dell’Ing. Giovanni Lazzaretti, da me riassunte nell’introduzione al relatore di quella sera, l’On. Magdi Cristiano Allam che, oltre a confermare le tesi di Lazzaretti, aveva calcato la mano sulle responsabilità dell’Occidente tese a favorire, nel Nord Africa e in Medio Oriente, l’ascesa al potere degli estremisti islamici noti come fratelli musulmani. Quelle analisi le avevamo definite “fuori dal coro” ma, alla luce di quanto sta accadendo oggi in Libia, si sono rivelate semplicemente profetiche (La Libia si sfalda - BQ 12/03/2012).
L’argomento di questa sera non è meno importante di quello precedente soprattutto perché ci coinvolge pesantemente in prima persona. Ma la maggior parte dei problemi che incontriamo oggi in Europa erano già stati previsti dal prof. De Mattei vent’anni fa e segnalati ai nostri parlamentari europei mediante lettera del 11.05.1992: il tutto documentato nel suo ultimo libro (L’Euro contro l’Europa…) che partendo da Maastricht svela quali metodi sono stati usati per costruire una realtà politica che prima non esisteva. E questo all’insaputa di milioni di persone (che non hanno avuto accesso ai documenti diretti) e senza il loro consenso esplicito.
Anche questa volta l’introduzione al tema della serata non durerà più di 7-8 minuti e, per farlo, mi servirò dell’editoriale dello stesso Prof. De Mattei, pubblicato su Radici Cristiane dello scorso bimestre.
Quante volte abbiamo sentito che la democrazia è il valore supremo e che non esistono principi assoluti al di sopra della costituzione e delle leggi dello Stato? Lo si è ripetuto in occasione della morte dell’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, noto come l’uomo politico che sempre affermò il primato della costituzione. Intervistato da Vittorio Messori, in merito alla legge sull’aborto, Scalfaro difese l’allora Capo dello Stato Giovanni Leone, il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e i ministri competenti, tutti democristiani, sostenendo che essi «non potevano far altro che firmare» quella legge perché, in democrazia, il rispetto della legge è «un atto dovuto» (Inchiesta sul cristianesimo, SEI, Torino 1987, p. 218).
Questa concezione del diritto, che nel XX secolo ha avuto il suo massimo teorico nel giurista austriaco Hans Kelsen (1881-1973), fonda la validità dell’ordinamento giuridico sulla pura “efficacia giuridica” della norma, ossia sul suo potere di fatto, negando l’esistenza di un ordine metafisico di valori che trascende la legge (positiva) voluta dagli uomini.
Ma Benedetto XVI, nel suo discorso al Parlamento tedesco del 22 settembre 2011, ha criticato esplicitamente il positivismo giuridico di Kelsen, mostrando come proprio da questa impostazione siano discese le aberrazioni del nazionalsocialismo. Prima del potere della legge umana, esiste il vero diritto, che è la legge naturale scritta secondo le parole di san Paolo (Rm. 2, 14) nel cuore e nella coscienza di ogni uomo.
In quell’occasione, Benedetto XVI ha ricordato una frase di sant’Agostino: «Togli il diritto e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?». Ciò avviene quando si separa, e poi si contrappone, il potere della norma giuridica alla legge naturale. In questo caso lo Stato diviene lo strumento per la distruzione del diritto. Ed è proprio ciò che è tragicamente avvenuto nel XX secolo.
Ora, per l’Unione Europea, come per le principali istituzioni internazionali, la fonte suprema del diritto è la norma prodotta dal legislatore. Negli ultimi decenni, in base a questo principio, i legislatori sostituiscono “nuovi diritti” soggettivi, come l’aborto e il “matrimonio omosessuale”, ai tradizionali diritti dell’uomo, radicati su di una legge naturale oggettiva e immutabile.
Ma cosa accade quando un popolo sovrano, attraverso i suoi legislatori, produce una norma giuridica difforme non dalla legge naturale, ma difforme dalla volontà di altri produttori di norme giuridiche (come l’Unione Europea)? Il caso si è posto quando, il 1° gennaio 2012, è entrata in vigore la nuova costituzione ungherese, approvata con la maggioranza dei due terzi dall’Assemblea Nazionale il 18 aprile 2011 (e firmata il 25 dello stesso mese dal Presidente della Repubblica Pal Schmitt). Coerenza avrebbe voluto che l’Unione Europea si inchinasse di fronte alla Costituzione voluta dalla stragrande maggioranza del popolo ungherese. È accaduto invece che l’UE ha annunciato l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti di Budapest.
Intervistato il 14 gennaio da Radio Vaticana, mons. János Székely, vescovo ausiliare di Budapest, ha dichiarato che gli attacchi di Bruxelles contro l’Ungheria sono dovuti alla difesa della vita, del matrimonio e della famiglia ad opera della nuova legge fondamentale del Paese. La nuova Costituzione considera infatti la famiglia come «la base della sopravvivenza della nazione», affermando che «l’Ungheria proteggerà l’istituzione del matrimonio inteso come l’unione coniugale di un uomo e di una donna», e proclama che «la vita del feto sarà protetta dal momento del concepimento».
I mezzi utilizzati per colpire l’Ungheria sono di vario genere. In primo luogo lo strangolamento economico, esercitato attraverso i diktat della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale e la pressione delle agenzie di rating. Ma in Ungheria il debito pubblico è inferiore al 80% del PIL (Francia 82, Germania 84, Canada 84, USA 94, Irlanda 95, Italia 120, Grecia 143, Giappone 208) e il tasso di disoccupazione non supera l’11%. Eppure la BCE e il FMI rifiutano i prestiti all’Ungheria; Standard & Poor’s e Moody’s hanno declassato i titoli di Stato ungheresi da “investment grade” a “junk”, ovvero da titoli “particolarmente sicuri e poco rischiosi” a titoli “spazzatura”. In conseguenza, nel mese di gennaio, lo spread rispetto ai Bund tedeschi è arrivato a 850 punti, il fiorino ungherese è crollato, i tentativi del governo di immettere sul mercato europeo nuovi titoli di Stato sono falliti.
Al ricatto economico va aggiunta la minaccia di impugnare davanti alla Corte europea la Costituzione e le leggi del governo Orbán, senza contare la violenta campagna di stampa denigratoria orchestrata sul piano internazionale e le manifestazioni di protesta, promosse dai partiti di sinistra.
Per parafrasare Sant’Agostino e Benedetto XVI (e qui concludo): una volta rimossa la legge naturale, che cosa distingue l’Unione Europea da una grossa banda di briganti?
Prof. De Mattei, anche questa sera, come per il caso Libia buona parte delle persone presenti in questa sala non è in grado di valutare approfonditamente, io per primo, quanto ho appena segnalato.
Lei, al contrario, con la competenza e la tenacia dimostrata durante i recenti attacchi alla sua persona, saprà sicuramente fare un po’ di chiarezza sulle vicende europee di oggi che tanto richiamano alla mente quelle italiane di 150 anni fa.
Grazie per aver accettato l’invito e a Lei la parola.