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25 10 2013 - Economia.. - G. Lazzaretti

Eventi anni passati > Anno 2013
E' disponibile anche il DVD Video
La conferenza del Pof. Amato, tenuta il 18/06/2013 a San Martino in Rio, potrebbe essere considerata propedeutica a quella dell'Ing. Lazzaretti. Per accedere al file audio-video, clicca sul volantino.
Segue schema e testo della relazione



Giovanni Lazzaretti


PRIMI ESPERIMENTI DI ECONOMIA LIBERATA
- Dalla “decima” all’esperimento di Nantes -

La conferenza è stata organizzata dal Centro Culturale Cattolico Il Faro (Modena)
in collaborazione con:
Centro Culturale J. Maritain di San Martino in Rio
Centro Studi Per Modena (CeSPeM)
Centro Culturale Giacomo Alberione (Modena)


Sede dell’incontro:
Centro Culturale Giacomo Alberione,
Via Tre Febbraio 1831 n. 7, Modena.
25 ottobre 2013, ore 21

Schema e testo della relazione


Lo schema


La moneta come confine dell’economia

- Chiudere le facoltà di fisica, lasciare solo quelle di ingegneria?
- La moneta come confine dell’economia
- La morte della riflessione sulla moneta
- Una scienza da ritrovare, la “nomismatica”

Il sistema monetario

- Circolante cartaceo
- Monete metalliche
- Denaro scritturale emesso col meccanismo della riserva frazionale
- Emissione da parte di falsari
- Il “gira gira”
- La moneta debito e l’impossibilità di saldare il debito

Il ruscello, l’acquitrino e l’idrovora

- Un’immagine più efficace rispetto alla mia dell’anno scorso
- L’inutilità delle soluzioni: iniezioni di liquidità
- Tagli alle spese
- Aumento di imposte
- Calo di imposte
- Cambio del sistema monetario?

Stasera non siamo qui per piangere

- Paralisi totale e asfissia progressiva
- Farci del male da soli è meno doloroso che lasciarci soffocare
- La chiarezza del problema
- L’impossibilità di intervenire dall’alto
- Farsi un po’ male, per agire

Gestione economica, stato patrimoniale, in famiglia

- Un flash da Guareschi
- La donna, regina della casa e della gestione economica
- Lo stato patrimoniale, presunto regno del “pater”
- Regno consegnato alle banche
- Fra’ Luca Pacioli ci ispiri

La decima stanziata

- Stanziare la decima, solo cifre su un quadernino?
- Autorisanamento di problemi
- Dare più offerte senza spendere di più
- Autorisanamento di piccoli furti, piccoli danni, piccole truffe
- Autoremunerazione di prestiti
- Può una multa sostenere il clero?
- Il concetto di giustizia non obbligatoria

L’esperimento di Nantes

- Camera di compensazione familiare, con digestione dei ladri
- Camera di compensazione di Nantes, con aziende, dipendenti, dettaglianti
- Il coinvolgimento del terzo settore
- Il Sardex
- Autosostegno delle imprese a tasso zero

San Pietro non aveva il conto corrente

- Si può vivere senza conto corrente?
- Il conto sia davvero “corrente”
- San Pietro “era” il conto corrente
- Ci si può fidare del soggetto Parrocchia?
- I prestiti a tasso zero alle parrocchie sono carità o economia?

L’interesse non mi interessa

- Un salto mentale
- La categoria di cui facciamo parte
- La creatività necessaria quando si sceglie il tasso zero
- Una rete di persone
- Vendere tutto? No. Ma prestare?

Il nuovo sistema monetario

- Definire la moneta come confine dell’economia
- Il circolante cartaceo
- Il credito a breve
- Il sistema bancario articolato in 3 settori
- La ridotta necessità di emissione
- Nessuno realizzerà qualcosa dall’alto
- Ma da qui, dal basso, se volete, comincia la lotta di liberazione



Il testo


La moneta come confine dell’economia


E’ questa la seconda puntata della conferenza del novembre 2012.
Per chi non era presente l’anno scorso, e anche per tutti perché ripetere giova, dovrò fare una rapida carrellata di riassunto della prima puntata.
Saranno affermazioni prive di dimostrazione.
Affermazioni che hanno comunque una caratteristica: sono matematicamente vere. Si può discutere se i loro effetti siano buoni, cattivi o indifferenti, ma non è possibile discuterne la sostanza matematica.
Parto da un “assist” che mi ha fatto a Avvenire venerdì 11 ottobre 2013
“Fino alla fine del XIX secolo è stata dominante una visione della scienza, originatasi anche per influsso della Rivoluzione francese, fortemente deterministica. Si era convinti che conoscendo le condizioni del mondo in un dato momento sarebbe stato possibile ricostruirne il passato e anticiparne il futuro. C’è chi voleva persino chiudere le facoltà di fisica, perché da allora in poi sarebbero state sufficienti quelle di ingegneria…” (Krzysztof Meissner, docente di fisica teorica all’università di Varsavia, uno dei massimi studiosi di fisica delle particelle in Europa).
Ci sono momenti in cui l’uomo si sente arrivato: in un certo settore pare non ci sia più nulla da inventare e da scoprire. Per fortuna l’idea dell’ingegneria che si mangia l’ormai inutile fisica non ebbe seguito.
Praticamente tutta la tecnologia che utilizziamo attualmente nasce da elaborazioni fisiche successive al determinismo di fine XIX secolo: il microfono da cui parlo, i nostri telefonini in tasca, il video che mi sta riprendendo.
La fisica, assieme alla matematica, sono le condizioni al contorno dell’ingegneria.
Quali sono le condizioni al contorno dell’economia? La matematica certamente. Ma al contorno c’è anche un’altra cosa: la moneta. La moneta è il confine dell’economia.
Eppure qui l’ipotesi non realizzata (l’ingegneria che si mangia la fisica) si è perfettamente realizzata: l’economia ha divorato la moneta, facendone una cosa propria. La scienza economica auto-crea il principio che dovrebbe farle da confine.
David Ricardo [1772-1823], nell’enunciare i princìpi di economia politica, chiude la questione: “E’ già stato scritto così tanto sulla moneta, che, fra coloro che dedicano la loro attenzione a questo argomento, soltanto chi sia accecato dal pregiudizio può ignorarne i veri princìpi. Mi limiterò, dunque, a una breve rassegna di alcune delle leggi generali che ne regolano la quantità e il valore”.
Luca Fantacci, uno degli inventori dell’esperimento di Nantes di cui parleremo, commenta così: “L’approccio di Ricardo sancisce, così, con un anatema, la separazione tra economia reale e economia monetaria, e la sostanziale irrilevanza di quest’ultima nell’equilibrio di lungo periodo.” (tratto da “La moneta: storia di un’istituzione mancata”).
E oggi andate se seguite un corso di economia politica, troverete ancora l’impostazione di Ricardo: poche leggi generali su quantità e valore della moneta e poi si parte con le cose “che contano”.
L’economia ha inglobato in sé una branca della scienza che non era economia. La moneta non sta dentro all’economia, ma al suo confine. La moneta è il confine dell’economia.
E poiché la scienza della moneta non esiste più, posso darle un nome io.
A Bologna l’ho chiamata “nomismatica”, dalla parola “nomisma” che utilizzava Aristotele per indicare la moneta – istituzione.
(Non numismatica, che ha un altro significato. Nessuna relazione con l’istituto “Nomisma” che si occupa di tutto tranne che di moneta).
Un “nomismatico” è una persona che riflette sulla moneta come istituzione, istituzione che precede l’economia e che ne crea le condizioni al contorno.
E quindi, corollario di questa affermazione, l’economista NON è un esperto di moneta, ma al massimo è esperto della “moneta malata” che sta facendo morire di asfissia il nostro mondo.


Il sistema monetario

L’anno scorso descrissi le 5 modalità con le quali viene emessa la moneta.
A monte di tutto ricordo che il sistema monetario è dato in appalto al sistema delle banche private. Bankitalia non è la “Banca dell’Italia”: è una ditta privata, proprietà di altre banche private, tranne un 5% di proprietà dell’INPS e meno dell’1% dell’INAIL.
La BCE a sua volta è proprietà delle banche centrali private.
Le 5 modalità di emissione sono le seguenti.
1) Circolante cartaceo. E’ la forma più nota e più percepita di moneta. E’ emessa in quantità stabilita dalla BCE, entra nelle passività di Bankitalia, che riceve a compenso nell’attivo titoli o valute dallo Stato italiano.
In altre parole: il cittadino che ha in tasca 1000 euro è creditore di 1000 euro nei confronti di Bankitalia. Questo credito è però inesigibile: se vado a Bankitalia a “cambiare” i 1000 euro, mi danno 1000 euro. In compenso lo Stato si è indebitato con Bankitalia per la somma di circolante cartaceo emesso.
Qualcuno, che già conosce questo meccanismo, a questo punto si sente ribollire il sangue e la chiama “truffa”. Io non voglio per ora dare giudizi: dico solo che “così è”.
2) Monete metalliche. Emesse dallo Stato, ma in quantità stabilita dalla BCE. Anche qui noi siamo formalmente creditori dallo Stato per l’importo di monete che abbiamo in tasca. Credito inesigibile, come nel caso del circolante cartaceo. Ma qui almeno non c’è danno per lo Stato: le monete metalliche, al netto delle spese per produrle, costituiscono di fatto una piccola entrata dello Stato.
3) Denaro scritturale emesso col meccanismo della riserva frazionale. La riserva obbligatoria europea è fissata al 2%. Il che significherebbe: “Io, correntista, verso 1000 euro in banca; la banca ne tiene 20 a disposizione, e ne presta 980”.
La situazione però è più complessa. Infatti i 980 euro prestati dalla banca finiscono in un altro conto corrente. E poiché nel versamento non c’è scritto che quei 980 nascono da un debito, la banca li tratterà come un versamento qualsiasi: di questi 980 il 2% = 19,60 euro verranno trattenuti e 960,40 prestati. I 960,40 andranno in un altro conto corrente, e il gioco si ripeterà.
Al susseguirsi delle transazioni versamento  riserva  prestito  nuovo versamento il meccanismo della riserva si trasforma in moltiplicatore di denaro. Tendenzialmente con una riserva del 2% si moltiplica il denaro per 50: i 1000 euro “veri” iniziali diventano 50.000; 1.000 sono “veri”, 49.000 sono debiti.
Attenzione: questo è solo uno schema didattico che descrive l’effetto sostanziale del meccanismo. Nella realtà le banche prestano più che possono (ai privati quando conviene, agli Stati quando i privati sono in crisi), tanto una riserva del 2% si riesce sempre a sistemarla in qualche modo.
4) Emissione da parte di falsari. La moralità o immoralità del gesto non ci interessa, ci interessa la struttura tecnica. E’ un metodo di emissione perseguito dalla legge, che non crea né inflazione, né debito.
5) Il “gira gira”. Banche speciali aiutano grosse aziende a confrontare i meccanismi fiscali dei vari Stati, per scegliere la mossa giusta nel posto giusto. Con queste “mosse giuste” le grandi aziende raccolgono liquidità, mentre gli Stati si trovano con gettiti fiscali inferiori al previsto, e sono costretti a nuovi debiti.

Di queste 5 modalità solo le monete metalliche e le emissioni falsarie non generano debiti, ma sono di entità così modesta da risultare irrilevanti nei nostri ragionamenti.
Nelle altre modalità (circolante cartaceo, moltiplicatore monetario, gira gira) l’emissione di moneta genera sempre un debito a interessi.

Siamo quindi certi che nel mondo i debiti sono sempre superiori al denaro, ossia al mezzo che dovrebbe, per sua natura, servire a estinguere i debiti.
La formula da memorizzare è la seguente.
“Poiché l’ente che emette il denaro è il medesimo ente che presta quel medesimo denaro a interesse, il debito del mondo, per motivi matematici, e non per la buona o cattiva volontà dei popoli, è impagabile”.
Debito impagabile significa che ognuno singolarmente può pagare i propri debiti, ma la comunità mondiale non può pagare i propri debiti. Un uomo può, l’insieme degli uomini non può. Una famiglia può, l’insieme delle famiglie non può. Uno Stato può, l’insieme degli Stati non può.
Il debito è una specie di virus matematicamente indebellabile, che vaga per il mondo e si attacca da qualche parte.
Potremo mai sanare l’Italia? Potremo, chissà quando. Ma saneremo l’Italia solo peggiorando le condizioni di altri Stati.


Il ruscello, l’acquitrino e l’idrovora

Devo questo titolo a una conferenza di Cesare Padovani, che non conosco: mi ha colpito perché è un’immagine molto più efficace di quella che usai lo scorso anno. L’anno scorso avevo parlato di due bacini: il bacino dell’economia, il bacino del capitale autoalimentato, e la pompa degli interessi passivi che continuamente toglie acqua al bacino dell’economia per riversarlo nel bacino del capitale autoalimentato.
Immaginiamo invece un ruscello, il ruscello dell’economia, dove il denaro fa la sua funzione: ossia scorre. E immaginiamo un acquitrino, dove c’è sempre dell’acqua, ma acqua inutile perché non scorre.
L’idrovora è un apparecchio che serve in genere a pescare acqua stagnante per ributtarla in circolo. In economia l’idrovora toglie acqua al ruscello per riversarla nell’acquitrino: sono le “ordinarie abnormità del sistema bancario”.
Vedete delle soluzioni? Indichiamo quelle più comunemente adottate.
Iniezioni di liquidità. Inutili. Le banche che ricevono liquidità a tassi infimi non hanno nessun interesse a prestarli a rischio; o li ridepositano in BCE a tasso maggiorato, o finanziano il debito degli Stati. Al massimo le iniezioni di liquidità generano riprese apparenti e locali, ma, essendo comunque debiti, devastano l’economia in qualche altra parte del mondo.
Tagli alle spese. Quasi tutti inutili. Potrebbero avere una certa utilità (locale e temporanea) se si trasformassero immediatamente i tagli in riduzioni di imposte. Ma non lo si può fare, perché gli interessi passivi incombono e l’Europa scruta il mitico rapporto debito / PIL. Anche se si tagliasse l’impiegato nullafacente, non avremmo NESSUN beneficio a livello del bene economico comune. Avremmo al massimo un atto morale e inefficace.
Aumento di imposte. Inutili. Se non si crede alla teoria, basterebbe la pratica. La crescita dell’Iva e delle imposte ha depresso l’economia riducendo il gettito e aumentando il debito.
Calo di imposte. Provateci. Entreremmo immediatamente in “infrazione europea” perché non stiamo rispettando i mitici parametri.
L’unico atto sarebbe il cambio del sistema monetario. “Cambio del sistema monetario? E perché mai dovremmo farlo?” – risponderebbero in coro banchieri, politici, grandi giornalisti e opinionisti, grandi docenti universitari, premi Nobel per l’economia – “Noi siamo tutti dalla parte dell’acquitrino. L’idrovora lavora per noi”.
Ovviamente non ve lo dicono. Si limitano a non parlarne.


Stasera non siamo qui per piangere


Siamo di fronte a una paralisi totale.
- Un sistema monetario che funziona da idrovora
- Una casta multiforme di alto livello nutrita dall’idrovora
- L’impossibilità del cittadino comune di accedere in forma organizzata alle leve del potere, perché per vincere in politica ci vogliono soldi.
E’ una gabbia che ci porta all’asfissia progressiva.
Non è la classica “coperta corta” che non sai dove posizionare. E’ una coperta corta che si accorcia giorno dopo giorno.
Ma stasera non siamo qui per piangere.
Mi viene in mente la guerra dei Cristeros del Messico. Arriva un momento, nel corso di una vessazione prolungata, nel quale ti rendi conto che rischiare la morte è meno doloroso che continuare a vivere nell’asfissia permanente.
Noi non siamo a quel punto. Ma siamo al punto in cui potremmo cominciare a dire: “Farci male da soli è meno doloroso che piangerci addosso mentre ci soffocano giorno dopo giorno”.
- Quale è il problema del mondo? La moneta debito.
- Perché la moneta debito è il problema? Perché consegna la moneta in mano al sistema bancario privato e prosciuga l’economia attraverso l’idrovora degli interessi passivi.
- Perché non si può intervenire sulla moneta debito? Perché la moneta debito nutre la multiforme casta politico – economico – massmediatica – culturale che dovrebbe agire per riformarla.
- Perché il cittadino non riesce a cambiare la casta? Perché la nostra democrazia agisce di fatto per cooptazione dall’alto, non come crescita dal basso.
L’unica azione possibile deve quindi venire dal basso.
Gli interessi passivi sono il problema? Allora lo sono allo stesso modo gli interessi attivi. E’ necessario che dal basso vengano create delle aree operative a interessi zero.
La moneta debito è il problema? E’ necessario che dal basso vengano create forme di moneta nuova, non legata al debito.
Per fare questo bisogna farsi un po’ male. Ognuno capterà nel suo animo quando l’asfissia circostante diventerà insopportabile rispetto alla voglia di agire.


Gestione economica, stato patrimoniale, in famiglia

Parto da un brano di Guareschi che passo a Francesco Spada.
[inizio del racconto “Un pranzo da signori”]
Da questo racconto si vede in che senso la donna è la regina della casa.
La gestione economica è il suo regno, sa esattamente cosa c’è da fare in ogni momento, dall’abbassare di un grado il termostato del riscaldamento quando sa che la casa è vuota, all’acquistare i pantaloni in sconto, all’imbandire una tavola col frigo semivuoto.
E’ possibile che ogni tanto faccia la pazzia di una spesa eccezionale, ma di solito è autrice di una normalità eccezionale.
La sua gestione economica consegna alla famiglia un tot che è il risparmio familiare, per le famiglie che hanno la fortuna di averlo.
Questo risparmio diventa il patrimonio della famiglia, diventa lo “stato patrimoniale” della famiglia. Qui si entra nel regno del “pater”, regno fastidioso per la femmina.
La femmina vorrebbe che il patrimonio fosse sintetizzabile in un numero, una cifra sempre a disposizione. E il maschio in genere si adegua, limitando la sua libertà d’azione all’accettazione di ciò che gli propone il sistema bancario.
Credo che l’avere un patrimonio a disposizione, piccolo o grande che sia, ci consenta di fare di più di ciò che ci propone il sistema bancario.
Credo che il frate Luca Pacioli, che descrisse in modo approfondito la partita doppia, abbia consegnato un metodo di lavoro non solo ai mercanti, ma anche alle famiglie.
Soprattutto per i nostri tempi, quando tutti hanno un computer in casa.


La decima stanziata

Mi tocca adesso parlare della mia famiglia e di metodi che per 25 anni sono rimasti esclusivamente nel privato familiare. Nel 2005 incontrammo una famiglia che parve recettiva a metodi diversi di gestione patrimoniale; mi azzardai a proporre i nostri metodi in forma strutturata, li accolsero e si misero a proporli ad altri.
L’inizio è banale. Ci siamo sposati nel 1980 e ci venne in mente di pagare le decime “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. Ma una volta ci si dimenticava, una volta il conto corrente era basso, una volta eri indeciso sulla destinazione. Mia moglie disse che era meglio segnare il 10% su un quadernino e poi scalare le offerte man mano che avvenivano.
Fu un’ottima idea, anche perché la decima di uno stipendio normalmente non è una cifra tonda, mentre nel fare delle offerte si tende a dare cifra tonda. Fu anche un salto culturale enorme, anche se all’inizio non ce ne rendevamo conto. Per 7 anni la decima rimase solo ciò che era, un quadernino con dei più e dei meno.
Nel 1987 inizio a tenere i conti per la Parrocchia di San Martino e ad avere dei movimenti di cassa. Capita un fatto: mi consegnano una busta con l’incasso di una cena, la busta è chiusa, sopra c’è scritta la cifra. Vado in banca a versare e nella busta mancano 50.000 lire. Che fare? Impossibile impiantare una discussione con l’ottima persona che mi ha consegnato la busta.
Mi rendo conto però che posso sanare senza spendere. Essendo la decima “stanziata” e non “pagata”, posso attingere le 50.000 lire dal quadernino senza spendere, sanando così un problema senza creare problemi.
Il secondo passaggio concettuale avvenne la prima volta che andammo sotto, ossia avevamo fatto più offerte di quante ne avevamo stanziate. Ma in realtà non avevamo fatto “più offerte”: semplicemente il quadernino che normalmente segnava un “debito” adesso segnava un “credito”.
Dopo questi due passi concettuali, la decima stanziata si rivelò una miniera di possibilità. Non posso che elencarle in rapida successione.
- Risanamento di piccoli furti. Se subisci piccoli furti, puoi risanarli attingendo dal quadernino: come il vescovo Myriel con Jean Valjean ne “I miserabili” puoi dire che i soldi rubati sono stati donati.
- Idem per i piccoli danneggiamenti. Ciò che la giustizia avrebbe dovuto risarcirti attraverso un complicato iter, puoi autorisanarlo attingendo dal quadernino.
- Puoi prestare a tasso zero e contemporaneamente ricevere un interesse. E’ il concetto di autoremunerazione. Presto a tasso zero, recupero ciò che ritengo giusto attingendo dal solito quadernino.
- Posso anche farmi rimborsare dei soldi dallo Stato. Qui la faccenda ha avuto per me anche un risvolto comico: una volta su Avvenire venne pubblicata la lettera di un tale che, avendo ricevuto una serie di multe per lui ingiuste, diceva di non poter più fare per quell’anno offerte all’Istituto Sostentamento Clero. Mi venne da ridere, perché anche io faccio un abbinamento tra multe ingiuste e sostentamento clero, però in senso diametralmente opposto. Se ricevo una multa che ritengo ingiusta, la pago senza protestare, poi prendo l’importo, lo divido per l’aliquota massima che mi viene applicata in busta paga, e offro al Sostentamento Clero l’importo risultante dal calcolo. Il contributo al Sostentamento Clero esce dalla decima stanziata e quindi non ci costa nulla; col modello 730 dell’anno successivo mi verrà rimborsata dallo Stato una somma pari alla multa ricevuta.
- Intermediario di giustizia. Iscrizioni alla Scuola Materna: c’è una quota di iscrizione e ci sono dei casi di esenzione. Una mamma presenta il suo caso particolare, che non è tra quelli previsti. Però sarebbe giusto esentarla. Che fare? Se la esento, la voce può circolare e creare polemiche. La cosa più spiccia è pagare la sua iscrizione attingendo alla decima stanziata. La giustizia nei confronti della mamma è rispettata; la mia famiglia non spende nulla; la Scuola non perde nulla.
Devo fermarmi. Affermo e propongo la “decima stanziata” come metodo di “giustizia non obbligatoria”, che ci consente di diventare la “banca di noi stessi”. Se vogliamo formalizzare dal punto di vista economico e patrimoniale:
- lo stanziamento della decima equivale a consegnare un importo a Gesù Cristo
- Gesù Cristo ci chiede di costituire una banca familiare
- Diventa il primo correntista, versando nella banca familiare l’importo stanziato
- Ci dà la delega a prelevare secondo giustizia
- E se preleviamo più dell’esistente, siamo semplicemente a credito con Gesù Cristo, uno del quale ci si può fidare.
Il meccanismo, anche se nasce da un input religioso, funziona egregiamente anche per un non cattolico.


L’esperimento di Nantes

Uno degli ideatori dell’esperimento di Nantes è Massimo Amato, che venne a parlare a San Martino in Rio nel giugno scorso.
Avevamo fatto fatica ad ottenere la sua presenza. Una volta ottenuta e confermata faccio la richiesta extra: non verrebbe a San Martino tre ore prima di cena a chiacchierare con un ignorante?
Accetta e ci troviamo in forte assonanza. Amato non è cattolico, cattolico è il suo ex allievo e ora collega Luca Fantacci. Ma non ho difficoltà a consegnargli il testo sulla “decima stanziata” (che ha un input “religioso”) e sulla nostra “banca familiare” dove sono aperti diversi conti, figli, nipoti, suocera, circolo Maritain, Parrocchia, più altri minori.
La frase di Amato è questa: “Avete creato una camera di compensazione su base volontaria. E prevedete anche il metodo per digerire i ladri”.
Vediamo allora che cos’è l’esperimento di Nantes, esperimento che avanza faticosamente perché, a detta di Amato, la provincia francese è ancora quella dei tempi di Balzac.
L’esperimento consiste in una “camera di compensazione” che vuole coinvolgere anche i dipendenti e il terzo settore.
Le aziende partecipanti partono tutte con un conto corrente a saldo nullo. Ognuno può acquistare beni da un’altra azienda, facendo un bonifico e mandando quindi il proprio conto in negativo. L’altra azienda va in positivo.
I costi di gestione vengono recuperati applicando una piccola percentuale a ogni transazione, e prelevando una sorta di penale sia ai saldi negativi, sia ai saldi positivi. Piccole percentuali, incentivi a far circolare il SoNantes, perché non c’è nessun motivo per accumularlo.
I dipendenti dovrebbero essere coinvolti con contratti di lavoro pagati parte in euro e parte in SoNantes. Questo comporta che al circuito aderiscano anche i dettaglianti, supermercati o altro.
Al dipendente che accumula senza utilizzare, viene applicata una “decima” che viene dirottata come “offerta obbligatoria” al terzo settore, perché la ributti in circolo.
Il desiderio di coinvolgere i dipendenti e il terzo settore rende il meccanismo faticoso da realizzare nella pratica. C’è anche da prevedere un meccanismo automatico per “digerire i ladri”, ossia, presumo quello che riesce a entrare per acquistare e poi scomparire.
Ma a noi interessa il concetto: interessa che sia possibile pensare la moneta come “puro flusso”, senza emissione preventiva, ma con una emissione che nasce nel momento stesso in cui avviene lo scambio.
L’esatto opposto dei nostri metodi. Pensate all’Iva, l’imposta concettualmente più assurda che ci sia: toglie liquidità al sistema nel momento stesso in cui avviene uno scambio.
L’esperimento di Nantes necessita di una struttura complessa. Ma se non si vogliono coinvolgere dipendenti e terzo settore, le cose si semplificano, e possono nascere circuiti come il Sardex, dove tre giovani non economisti (uno è un informatico, l’altro un laureato in lettere, il terzo non ricordo) hanno studiato i concetti e hanno creato una camera di compensazione tra aziende sarde.
Uno dei loro motti è “Un solo interesse! Far si che migliaia di imprese in Sardegna si sostengano reciprocamente a tasso zero”. Ed è proprio questa la questione: non c’è alcun bisogno di credito bancario per l’acquisto di beni e servizi di entità ragionevole, quando il sistema nel suo complesso crea ricchezza e non la distrugge.
Il sistema bancario serve solo per investimenti a lungo termine, è perfettamente inutile per le compravendite a breve termine.
Se la “decima stanziata” è il metodo familiare alla portata di tutti, il metodo della “moneta come puro flusso” è alla portata di chiunque abbia spirito imprenditoriale. Il metodo del Sardex è esportabile.
La moneta come “puro flusso” impedisce all’idrovora di pompare verso l’acquitrino.


San Pietro e San Paolo non avevano il conto corrente

Si può vivere senza conto corrente? Papa Francesco ha accennato più di una volta al fatto che San Pietro o San Paolo non avevano il conto corrente.
E’ poco più che una battuta, perché sappiamo bene che qualunque opera, anche minima, è impossibilitata ad agire senza un conto corrente.
Ma in un’omelia in Santa Marta, 11 giugno scorso, chiarisce qualcosa di più. (Cito con l’italiano approssimativo, senza modifiche): “Si deve portare avanti le opere della Chiesa, alcune sono un po’ complesse, ma con cuore di povertà non con cuore di investimento o di imprenditori. La Chiesa non è una ONG”.
Distinguiamo allora il conto corrente come comodo mezzo di pagamento, dal conto corrente come punto di accumulo e distinguiamolo dalle forme di investimento che generano interessi. La Chiesa per le sue opere ha bisogno di sottolineare fortemente la parola “corrente”: un conto dove i soldi entrano ed escono con rapidità, perché nessuno ha necessità di accumulare.
Seguendo una scuola materna, so bene che ha importanza il bilancio, ma ha ancora più importanza che ci siano sempre sul conto i soldi per pagare subito dipendenti e fornitori.
Con la scuola materna (scusate se torno a esempi personali, ma credo diano chiarezza) abbiamo proposto il pagamento delle rette in un’unica soluzione annuale con sconto: alcune famiglie pagano a marzo, all’atto dell’iscrizione, e ci consentono di superare la fase estiva in cui ci sono stipendi da pagare e non ci sono entrate. Altre famiglie pagano a settembre, consentendoci di superare la fase delle tredicesime.
In una situazione “classica”, ed è la situazione di tante scuole, devi aprire un fido bancario per il periodo estivo, da coprire poi durante l’anno scolastico. Consegni così al sistema bancario parte delle rette come interessi passivi, mentre noi le consegniamo ai genitori come sconto.
San Pietro non “aveva” il conto corrente, ma San Pietro “era” il conto corrente.
“Quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”. Lasciamo da parte il fatto dell’errore “tecnico” di vendere e distribuire, metodo che poteva funzionare solo se il ritorno di Gesù fosse avvenuto a breve (a breve la comunità di Gerusalemme fu una comunità di tutti poveri, e San Paolo faceva le collette per i poveri di Gerusalemme). Ma il concetto è chiaro: la Chiesa è come un lago che riceve acqua e la distribuisce.
Una semplice istituzione come la Parrocchia gode di alcune caratteristiche:
- è una istituzione stabile, che non può fallire per natura
- ha continuamente lavori da fare e idee da realizzare
- ha un flusso regolare di offerte in ingresso
- ha un contatto diretto col territorio.
Ci si può fidare di questo soggetto?
Ossia si possono fare dei prestiti a tasso zero e senza data di scadenza, con l’unico vincolo che vengano restituiti entro 7 giorni dalla richiesta del creditore?
Io credo di sì.
E’ possibile
- dare lavoro alla comunità civile
- attraverso i lavori necessari a una Parrocchia
- grazie al prestito stabile dei parrocchiani.
Si parla spesso di scuole materne paritarie dal punto di vista educativo, ma non si mette mai l’accento sulla valenza economica dell’iniziativa.
Lo Stato (Stato + Regione + Comune) dà 150.000 euro; ne riprende 135.000 attraverso IVA, Ires, Irap, INPS, INAIL, Erario, addizionali. Tra l’altro i 150.000 arrivano tardi, mentre i 135.000 li paghiamo subito.
15 dipendenti e tanti fornitori lavorano.
Il tutto grazie a un’istituzione che sarebbe un delitto non finanziare a tasso zero.
Il prestito a tasso zero a chi lavora senza scopo di lucro non è carità, è economia di alto livello.


L’interesse non m’interessa

E’ alla portata di tutti fare questo salto mentale: “L’interesse non mi interessa”.
L’interesse non mi interessa perché per me, che ho necessità di lavorare e non posso vivere di rendita, so che gli interessi attivi che percepisco fanno parte di un sistema che mi massacra attraverso gli interessi passivi.
So che rinunciando a quel po’ di interessi attivi mi faccio del male da solo; ma so anche globalmente faccio del bene alla mia categoria, la categoria di chi vive di lavoro.
Perché faccio del bene?
Perché se gli interessi non mi interessano, il denaro abbandona i lidi più o meno speculativi e torna al conto corrente.
E quando arriva nel conto corrente ognuno si accorge che non c’è niente di più stupido che lasciarlo sul conto corrente.
Allora il prestito a tasso zero all’amico, alla Parrocchia o a chi volete diventerà la norma.
Allora ci sarà la possibilità di diventare un po’ creativi col denaro a disposizione.
Certo, non da soli. Da soli si possono dare delle idee simbolo, alcune anche efficaci; ma per fare qualcosa di globale occorre una rete di persone che pensa e agisce nello stesso modo.
"Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". Non so che sensazione avete quando sentite questo brano di Vangelo. La mia è molto semplice: attendo l’omelia, dove ci spiegheranno che il distacco dal denaro vale per tutti, ma il vendere tutto vale solo per le speciali vocazioni.
Giusto, non può che essere così. Anche stavolta ci siamo salvati.
Ma quando arriva la frase di Matteo “Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle”? O quella ancora più dura di Luca “Fate del bene e prestate senza sperarne nulla”?
Queste, è ovvio, NON si rivolgono alle speciali vocazioni che hanno già dato tutto. Si rivolgono a chi i soldi li ha.


Il nuovo sistema monetario

Queste che ho descritto sono le piccole cose che si possono fare dal basso.
Anche Nantes, se partirà, è comunque una piccola cosa rispetto all’Europa e al mondo.
Il fatto che si possano fare solo piccole cose, non ci impedisce di pensare a come dovrebbero essere fatte quelle grandi.
La moneta, ripetiamo, è il confine dell’economia. Come tale deve essere definita a monte dell’economia; noi invece l’abbiamo affidata in gestione al sistema bancario privato, che è un sottoprodotto dell’economia stessa.
Si può quindi disegnare uno schema del mondo che definisca la moneta come “nomisma”, come condizione al contorno dell’economia. Disegnarlo può orientare il nostro cammino, e le direttrici sono più o meno queste.
Il circolante cartaceo
Abolire il circolante cartaceo sarebbe una follia contro i piccoli e i poveri (il mendicante, la questua, le feste di paese, hanno bisogno del circolante cartaceo). Se deve rimanere, è giusto che lo emetta lo Stato, facendone una sua entrata sostitutiva di parte della tassazione (circa 6 miliardi di euro l’anno). Può essere utile che la BCE fissi il limite di emissione cartacea (il fabbisogno di cartaceo è un dato tecnico), ma una volta stabilito il limite lo deve emettere lo Stato, così come fa con le monete metalliche.
La moneta metallica e cartacea riceve quindi una sua definizione: è un oggetto prodotto dallo Stato, secondo un fabbisogno definito per via “tecnica”, oggetto che diviene un’entrata dello Stato stesso. In questo modo è moneta, ma NON è moneta – debito.
Il credito a breve
Il credito a breve delle imprese può essere tranquillamente gestito con camere di compensazione. Le banche non sanno più fare credito alle imprese, è bene che si liberino del credito a breve per concentrarsi sui finanziamenti a lungo termine.
La camera di compensazione funziona con conti correnti che partono tutti a saldo zero. Anche qui la moneta è definita a monte: è “puro flusso”, e alla fine sparisce dal conteggio della ricchezza.
Il sistema bancario
Sono in molti coloro che chiedono il ritorno alla situazione di 15-20 anni fa con la separazione tra banche ordinarie e banche speculative. In realtà è necessaria una separazione in tre fasce.
- Conti di servizio: il conto corrente come strumento di deposito per l’uso a breve (bollette, bonifici, assegni, eccetera). Nessun concetto di valuta e di interesse, resta solo il concetto del costo per il servizio.
- Conti di prestito: chi ha eccessi sul conto di servizio, può trasferire sul conto di prestito. Qui può prestare a interesse, ma solo perché partecipa al rischio di impresa: può quindi guadagnare, può anche perdere.
- Conti speculativi: chi vuol giocare al casinò passa al conto speculativo, dove può fare ciò che vuole, e il guadagno di un giocatore diventa la perdita di un altro giocatore, senza riflessi sull’economia.
Le banche in questo modo lavorerebbero esclusivamente con denaro già emesso, e non sarebbero più emettitori.
Nei conti di servizio ci sarebbero giacenze normalmente ben superiori alle esigenze immediate. Le banche dovrebbero valutare la riserva necessaria da tenere a disposizione e sarebbero obbligate a mettere tutto il resto come prestito a tasso zero allo Stato.
La ridotta necessità di emissione
Tutta l’emissione generata dalle banche col metodo della riserva frazionale non esisterebbe più. Da cosa verrebbe sostituito?
In gran parte diventerebbe semplicemente inutile: le camere di compensazione non hanno bisogno dell’emissione del denaro per funzionare.
In parte l’emissione potrebbe essere affidata allo Stato per prestiti mirati. Prestiti senza interessi e senza scadenza, pura circolazione di moneta con ritorno finale (il “prestito Gheddafi”).
Oppure potrebbe servire una “camera di compensazione” nazionale: poiché lo Stato incassa più di quanto spende, non ha bisogno di prestiti. Ha bisogno solo di pagare subito coi soldi che non ha, certo che a breve li avrà.
Le possibilità sono tante, tutte da studiare.
L’unica cosa certa è che nessuno dall’alto realizzerà qualcosa del genere. Resta solo il lavoro dal basso, che in piccola parte è operativo, e in massima parte è culturale.

“Da qui, se volete, comincia la lotta di liberazione”

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