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27 11 2012 - Il sistema monetario.. - G. Lazzaretti

Eventi anni passati > Anno 2012
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Giovanni Lazzaretti

IL SISTEMA MONETARIO: UN ERRORE MATEMATICO?

La conferenza è stata organizzata dal Centro Culturale Cattolico Il Faro (Modena)
in collaborazione con:
Centro Culturale J. Maritain di San Martino in Rio
Centro Studi Per Modena (CeSPeM)
Centro Culturale Giacomo Alberione (Modena)

Sede dell’incontro:
Centro Culturale Giacomo Alberione,
Via Tre Febbraio 1831 n. 7, Modena.
27 novembre 2012, ore 21

Schema e testo della relazione


Lo schema

Premessa

- Impostazione didattica
- Il titolo contiene una domanda, la domanda avrà una risposta
- Per questa risposta c’è un percorso da fare e su questo percorso cercherò di stare nei tempi
- Poi ci sono dei capitoletti - corollario che verrà trattato solo se ci sarà tempo
- La domanda del titolo è una domanda vera, non retorica

Il mondo moderno e gli errori matematici

- La profezia di Chesterton
- Tre esempi di errori logico-matematici del mondo moderno
- L’errore illustrato da Gotti Tedeschi
- L’errore delle scuole paritarie
- L’errore del darwinismo divulgativo
- Può esserci un errore anche nell’emissione di moneta?

Un matematico emarginato

- Lobačevskij
- La geometria immaginaria
- Tre considerazioni sul “caso Lobačevskij” che serviranno in seguito

Unità di misura

- La definizione di metro come unità di misura della lunghezza
- La definizione di moneta come unità di misura del valore
- Le tre funzioni “classiche” della moneta

Ciò che non ci dicono mai su questa unità di misura

- Il valore è una proprietà intrinseca dei beni?
- La moneta è un concetto economico?
- Chi emette la moneta?
- Una volta emessa, di chi è la moneta?
- Le modalità di emissione hanno un’influenza sull’economia?
- In che modo la moneta “porta con sé” il suo valore?

Valore intrinseco, creditizio o convenzionale?

- Moneta d’oro
- Moneta creditizia
- Moneta convenzionale
- Il 15 agosto 1971
- L’inganno del dopo 15 agosto 1971

I 5 modi di emissione della moneta

- Emissione di circolante cartaceo
- Emissione di monete metalliche
- Denaro scritturale emesso col meccanismo della riserva frazionale
- Emissione da parte di falsari.
- Il “gira gira”
- Chi è l’ente che emette il denaro e come lo emette

Un errore concettuale

- Il mondo nel suo complesso è in grado di saldare il suo debito?
- Crediti e debiti si compensano, il mondo è a saldo zero
- Confusione tra “debito” e “mezzi per pagare il debito”
- Lobačevskij: ciò che è vero su piccola scala non è affatto detto che sia vero su grande scala
- Il debito del mondo, per motivi matematici, e non per la buona o cattiva volontà dei popoli, è impagabile

I due bacini

- I due bacini idrici
- La pompa perennemente in azione
- La dinamica “debito --> interessi passivi --> nuovo debito”
- Cosa significa “Si allarga la forbice tra ricchi e poveri”

Il sistema monetario: un errore matematico?

- Riassunto della situazione descritta
- La domanda del titolo
- La risposta, che è (forse) un po’ a sorpresa
- La scelta antropologica di fondo: chi volete essere?
- La vera casta

La definizione completa di moneta

- Cosa abbiamo imparato sulla moneta
- La necessità di una doppia definizione
- Sulla seconda definizione c’è la necessità di una scelta
- Sindrome da solitudine
- Lobačevskij: la verità non è legata alla maggioranza.
- Lobačevskij: un postulato più vero, anche se smentito apparentemente dai fatti
- Conclusione della parte obbligatoria.

Soli, ma non troppo

- Norvegia
- North Dakota
- Guernsey
- Libia
- Maurice Allais
- Anche Giulio Tremonti?

Come si è generato il debito pubblico italiano

- Il debito fino al 1981
- Lo sciagurato patto Andreatta – Ciampi
- Andreatta nel 1991
- Il sistema bancario ama il debito dello Stato

Come dovrebbe funzionare lo Stato ideale

- Lavoro dei cittadini e PIL
- Emissione dello Stato in rapporto al PIL
- Evoluzione del sistema fiscale e previdenziale
- Nuova borsa e nuovo sistema bancario

Meritiamo questo Stato ideale?

- Perché non meritiamo lo Stato ideale?
- Perché Gheddafi meritava lo Stato ideale?
- Qualche passo nella direzione giusta
- I primi cristiani e la schiavitù

Per combattere la “moneta debito” quali azioni si possono mettere in atto?

- Interessi passivi e interessi attivi
- Il rifiuto dell’interesse attivo
- La decima stanziata
- La “banca di noi stessi”
- Qualche proposta legislativa
- Non confondiamo la lotta agli interessi con la lotta a sprechi e corruzione

La corruzione della vita cristiana su una questione fondamentale

- Il denaro deve rendere?
- Benedetto XIV, enciclica “Vix Pervenit”
- Pio XI, enciclica “Quadragesimo anno”
- Benedetto XVI, cetechesi del 2 novembre 2005
- L’usura al povero avendo lo Stato come intermediario

Le nuove banche, la nuova borsa

- La borsa delle persone normali
- La separazione delle funzioni bancarie

Vangelo e denaro

- Il Nuovo Testamento parla ripetutamente di denaro
- Un limite alla potenza di Gesù
- Una funzione creatrice?
- “Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?"


Il testo


Premessa

Quando ho avvisato un amico che avrei tenuto questa conferenza, mi disse una parola sola: “Mi raccomando, semplicità!”.
L’argomento però non è semplice.
Ho cercato di renderlo semplice dandone un’impostazione didattica.
Nel titolo c’è una domanda.
La domanda avrà una risposta.
Per arrivare a questa risposta c’è un percorso da fare e su questo percorso cercherò di stare nei tempi.
Poi ci sono dei capitoletti che fanno come da corollario al percorso principale: questi li tratterò solo se ci sarà tempo.
Lascio comunque il testo scritto, che poi invierò anche per e-mail.
Attenzione alla domanda del titolo: è una domanda vera, non retorica.
E la risposta sarà certamente più complessa di come ognuno può immaginarla (ognuno, compreso il sottoscritto, che ha modificato parzialmente l’impostazione della conferenza proprio in virtù di quel punto interrogativo).



Il mondo moderno e gli errori matematici


“Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. […] Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.”
Sono passati parecchi anni da quando lessi questa frase di Chesterton, tratta dal libro “Eretici”, e l’avevo considerata la tipica figura retorica detta “iperbole”: un'alterazione della realtà allo scopo di dare credibilità al messaggio, attraverso un eccesso nella frase che imprima nel destinatario il concetto che si vuole esprimere.
“Ovviamente” – pensavo – “nessuna spada sarà sguainata per dimostrare che due più due fa quattro”. Ora invece so che la frase di Chesterton non era affatto un’iperbole, era una profezia.

Pensavo all’intervento di Gotti Tedeschi alla recente giornata regionale del Timone: che cosa ha fatto Gotti Tedeschi se non sguainare una spada per testimoniare che 2+2 fa quattro?
L’affermazione di Gotti Tedeschi “E’ impossibile una crescita economica senza una crescita della popolazione” è un’affermazione matematica che non avrebbe bisogno di spade sguainate, ma dell’ovvia accettazione da parte di tutti.
In situazione di calo della popolazione, l’economia può essere fatta crescere solo drogandola:
- con aumenti della produttività (crescita effimera, perché si producono beni crescenti a una popolazione calante),
- con l’allungamento della vita media (crescita effimera, perché alla fine ti ritrovi con un mondo di vecchi a carico dei pochi giovani),
- con l’immigrazione (crescita effimera, perché la percentuale di immigrati che si integrano stabilmente è modestissima e la loro presenza crea alcuni benefici, ma anche tanti costi – ATTENZIONE: non confondiamo l’immigrazione naturale, dovuta a un’economia trainante, con la nostra immigrazione che è concepita con la tecnica del tappabuchi),
- con l’acquisto a debito (crescita effimera, perché inizialmente il debito può rilanciare i consumi, ma alla fine i debiti arrivano sempre al dunque).
L’idea balorda di fondo è che il mondo sia una specie di torta già fatta: se siamo in meno, ognuno ne mangia di più. Ci si dimentica che la torta è fatta dagli uomini stessi e che, se siamo in meno, c’è davvero una torta da dividere, ma è quella dei costi fissi incomprimibili. Meno siamo, più i costi fissi pesano sul singolo.
Constatato, grazie a Gotti Tedeschi, che nel mondo moderno c’è almeno un errore matematico (il tentativo di far crescere l’economia, senza mantenere almeno i 2,10 figli per donna necessari per la sopravvivenza), può venire il dubbio che ci siano altri errori matematici nascosti o semplicemente non divulgati.

Pensiamo ad esempio alle scuole paritarie private.
Quanto costa un bambino in una scuola paritaria privata? Posso dirvi cosa è costato a San Martino in Rio nel 2011: 3.800 euro/anno per bambino arrotondati per eccesso (di cui 250 di imposte e tasse).
Quanto costa lo stesso bambino in una scuola paritaria di Stato? 6.500 euro/anno per stare bassi. C’è quindi un primo abisso di 2.700 euro tra le due tipologie di scuola.
Ma i 3.800 euro è ciò che costa a noi, non allo Stato. Allo Stato + Regione + Comune noi costiamo 950 euro/anno arrotondato per eccesso. L’abisso è quindi di 5.550 euro/anno per bambino che noi facciamo risparmiare allo Stato.
Di fronte a questi dati si sa matematicamente che, se non vuoi fare tagli nella scuola di Stato (erroneamente indicata come “pubblica”), l’unica maniera è sostenere e incrementare la scuola paritaria privata.
E’ matematica. Ma l’ideologia fa dimenticare anche la matematica.

Darwin. Dopo che nel 1956 si è individuato il numero di cromosomi dell’uomo a 46, tutti sanno benissimo che il vecchio darwinismo divulgativo delle
- piccole mutazioni,
- in tempi lunghissimi,
- su grandi popolazioni,
al massimo può spiegare la microevoluzione all’interno di specie già formate, ma non può certo spiegare l’origine delle specie che hanno un numero intero e pari di cromosomi.
Però, per ragioni ideologiche, si continua a lasciare questo veterodarwinismo divulgativo nella mente delle persone e degli studenti in particolare.
Io, come ognuno di voi, ho alle spalle una lunga catena di femmine partorienti a 46 cromosomi. Se alle spalle di queste femmine c’è la classica scimmia, il salto generazionale è avvenuto per forza di cosa
- per grandi mutazioni (il salto da non-46 a 46 cromosomi)
- in tempi brevissimi (il tempo di un concepimento)
- su piccola popolazione (la mia catena generazionale).
Evoluzione? Fin che volete. Ma non certo secondo lo schema veterodarwinista.

Gli errori logico - matematici legati a posizioni ideologiche esistono eccome nel nostro mondo pseudo scientifico.
"La verità è che il mondo moderno ha subito un disfacimento mentale molto più rilevante di quello morale", sempre per citare Chesterton. (Da notare che il mondo moderno di cui lui parla è quello di cent’anni fa: chissà cosa direbbe oggi)
Il sistema monetario potrebbe avere alla base un errore matematico?
E se ce l’ha, c’è dietro una ideologia che promuove l’errore?


Un matematico emarginato

Non partirò subito parlando di sistema monetario.
Parlerò invece brevemente di un matematico che ebbe una vicenda insolita, dalla quale vorrei trarre tre affermazioni che mi serviranno in seguito. Il matematico è Nikolaj Ivanovič Lobačevskij.
Dobbiamo portarci con la mente nella prima metà del XIX secolo, quando la fisica galileiana e la geometria euclidea celebravano insieme il loro trionfo.
Sistemi nati sulla terra e per la terra riuscivano brillantemente a spiegare come si muovono gli astri nel cielo.
Sì, c’era ancora quel seccatore di Mercurio che non ne voleva sapere di girare secondo le leggi di Newton, ma si pensava che prima o poi si sarebbe scoperto l’inghippo.
C’era ancora da chiarire la natura dell’etere, l’ipotetica sostanza attraverso la quale si doveva muovere la luce, ma anche questo sarebbe stato spiegato prima o poi.
Nel bel mezzo di questo trionfo, Lobačevskij pubblica a Kazan nel 1835 “La Geometria immaginaria”.
Come molti ricorderanno come reminiscenza scolastica, i postulati della geometria euclidea sono 5 e il quinto, nella formulazione didattica, suona così “Data una retta e un punto fuori di essa, per quel punto passa una e una sola retta parallela a quella data”.
Lobačevskij, come tanti altri prima di lui e contemporanei a lui, tentò di verificare se il quinto postulato fosse dimostrabile a partire dagli altri 4. Non ci riuscì e a quel punto decise che si poteva fondare una nuova geometria cambiando quel postulato “Data una retta e un punto fuori di essa, per quel punto passano almeno due rette parallele a quella data”.
Cosa ne venne fuori? Una geometria perfettamente coerente, ma perfettamente inutile.
Perché inutile? Perché nei triangoli di Lobačevskij la somma degli angoli interni non fa 180°, mentre ogni misura fatta nella realtà dà sempre 180°.
Inutile dire che il nostro matematico non ebbe un grande successo: a cosa poteva servire un’elucubrazione matematica già bocciata in partenza dalla realtà terrestre e celeste?
Ma poi passarono 3 generazioni, venne Einstein, nacque una nuova fisica, e questa fisica si regge sulla geometria non euclidea.
Fisica galileiana e geometria euclidea restano come utili approssimazioni quando le velocità sono basse, i campi gravitazionali modesti, le lunghezze relativamente brevi.
E la nuova fisica, unita indissolubilmente alla “geometria immaginaria”, spiegò il moto di Mercurio, oltre a relegare l’etere nel dimenticatoio della fisica. Le somme degli angoli interni dei grandi triangoli non fanno 180°.
Traiamo tre pensieri dalla vicenda di Lobačevskij
1) La verità non è legata alla maggioranza. La verità può essere appannaggio anche di una sola persona.
2) Ciò che è vero su piccola scala non è affatto detto che sia vero su grande scala (la somma degli angoli interni dei triangoli sulla terra fanno 180°, ma nei triangoli molto grandi la regola non vale più)
3) Sono i postulati di partenza che fanno le teorie, non i risultati pratici; se una teoria funziona sempre bene, tranne che in un solo caso, quella teoria va superata.
Teniamo presenti questi tre punti nel procedere della relazione.


Unità di misura

Nel 1960 il metro venne definito come “lunghezza pari a 1.650.763,73 lunghezze d'onda nel vuoto della radiazione corrispondente alla transizione fra i livelli 2p10 e 5d5 dell'atomo di kripton-86”. Nel 1983 si cambia ancora: metro = “distanza percorsa dalla luce nel vuoto in 1/299.792.458 di secondo”.
Questo fatto ci dice chiaramente che la definizione di una unità di misura si evolve nel tempo ed è influenzata dalle nuove conoscenze e dalle nuove tecnologie.
Tito Livio Burattini quando nel 1675 tentò di definire il metro si basò sulle oscillazioni del pendolo, perché quello era lo strumento che aveva a disposizione.

Il metro ci consente di confrontare le lunghezze degli oggetti.
La moneta è l’unità di misura che ci consente di confrontare il valore degli oggetti.
Ma è mai stata definita questa “unità di misura del valore”?
Non certo con una definizione univoca. Se su Internet digitate “definizione di metro” trovate subito la definizione “secca”. Se digitate “definizione di moneta”, trovate in cima alla lista un sito che recita così “La moneta è un concetto chiaro a tutti dall'esperienza diretta di tutti i giorni. Tuttavia, provate a scrivere una definizione di 'moneta' e le difficoltà inizieranno a prendere il sopravvento”.
E’ un po’ come l’aforisma di Sant’Agostino “Che cosa è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so”.

Sono andato all’interno di un corso di economia politica su Internet: c’è un paragrafo che recita “Definizione di moneta”, ma in realtà la moneta non viene definita, ne vengono semplicemente elencate le funzioni.
E’ già qualcosa, ma vedremo che non sarà sufficiente. Vediamo le tre funzioni.
Innanzitutto la moneta è metro di misura del valore dei beni. Sabato al forno ho presso un sacchetto di pane e un bombolone, e ho pagato 4 euro. La moneta, unità di misura del valore, mi dice che questo libro (Tremonti - Uscita di sicurezza) vale 3 di quei sacchetti di pane + bombolone.
Inoltre, come il metro per poter misurare la lunghezza deve avere la caratteristica della lunghezza, così la moneta per poter misurare il valore deve avere lei stessa la caratteristica del valore. Avendo la caratteristica del valore, permette di conservare e trasferire nel tempo il valore, ossia la ricchezza.
Infine ha la funzione di mezzo di pagamento: poiché tutti la riconoscono come “portatrice di valore”, tutti scambiano beni per moneta, e scambiano moneta per beni.
Dette queste cose, ecco che il corso di economia politica va subito al sodo: banca centrale, offerta di moneta, mercato dei titoli, mercato dei beni, domanda di moneta, tasso d’interesse.
Qui il trucco è già avvenuto.
Tutto viene dato per scontato.
Vediamo allora tutte le cose che non ci hanno detto sulla moneta.


Ciò che non ci dicono mai su questa unità di misura

Vediamo cosa si dimenticano sempre di dirci su questa unità di misura.

Il valore è una proprietà intrinseca dei beni? Mentre la lunghezza posso ritenerla una proprietà intrinseca della materia (fatta salva la relatività), il valore non è una proprietà intrinseca, è invece una dimensione dello spirito. E’ solo la previsione del godimento che trarrò dall’oggetto che ne determina il valore.
Se offro quel sacchetto di pane a un celiaco, non mi darà un centesimo. E se offro questo libro a un immigrato cinese, non mi darà un centesimo.

La moneta è un concetto economico? Evidentemente no. L’unità di misura del valore è un concetto giuridico, non economico. Basti pensare al concetto di “corso legale” della banconota cartacea, oppure al fatto che l’autorizzazione all’emissione di banconote è addirittura definita a livello di Trattato dell’UE.

Chi emette la moneta? Il solito corso di economia politica mette “la banca centrale”. Ma è un fatto di natura? E’ una naturale evoluzione delle nazioni l’aver delegato l’emissione a una banca centrale? E di chi è la banca centrale?

Una volta emessa, di chi è la moneta? Di chi l’ha commissionata? Di chi l’ha stampata? O di chi?

Le modalità di emissione hanno un’influenza sull’economia?

E infine, in che modo la moneta “porta con sé” il suo valore? E’ un valore intrinseco? E’ un valore creditizio? E’ un valore convenzionale?
Accantoniamo quindi il corso di economia politica: le tre cosette che ci raccontano (unità di misura del valore, conservazione e trasmissione della ricchezza, mezzo di pagamento o di scambio) sono vere, ma riguardano la moneta già nata, non il modo in cui essa nasce.
Noi vogliamo concentrarci sul modo in cui essa nasce.


Valore intrinseco, creditizio o convenzionale?

Liberiamoci subito della questione più facile.
La moneta ha valore intrinseco, valore creditizio o valore convenzionale?

Il valore intrinseco è quello della “moneta d’oro”, il forziere di monete d’oro dei nostri sogni da bambini.
Una volta stabilito che il baratto era scomodo, l’idea fu quella di fissare un oggetto riconosciuto dalla comunità come “oggetto di valore”, che consentisse di superare il baratto.
Doveva essere un oggetto raro (non posso pagare le cose con sabbia che ognuno può trovare in quantità enormi), doveva essere un oggetto trasportabile in poco posto (non posso commerciare agevolmente tramite balle di fieno), doveva essere un oggetto non deperibile.
L’oro, l’argento. Poi l’oro coniato, che dava garanzia di un certo “peso d’oro” garantito dal re di turno.

Con l’evolversi dell’economia, anche il sacchetto di monete d’oro divenne scomodo.
Si passò via via alla moneta di tipo creditizio: non più valore intrinseco, ma carta stampata in un certo modo particolare, che garantisca l’autenticità del titolo stampato e la convertibilità di quel pezzo di carta in oro (il vecchio e falso “pagabili a vista al portatore” sulle lire italiane).

A Bretton Woods nel 1944 si confrontarono i due concetti di moneta creditizia e di moneta convenzionale. Confronto blando, e vinse la moneta creditizia.
A Fort Knox c’è l’oro. Gli Stati Uniti garantiscono che i dollari si possono cambiare in oro. Gli altri Stati non hanno nemmeno bisogno di avere la riserva in oro: è sufficiente che mantengano un sistema di cambi stabili nei confronti del dollaro.
La farsa durò pochissimo, 27 anni.
In quei 27 anni gli USA emisero dollari in quantità ben superiore alle riserve di oro (oro fissato a 35 dollari per oncia). De Gaulle per la Francia e alcune banche europee cominciarono a pretendere il cambio dei dollari in oro.
Il 15 agosto 1971 Nixon chiuse la questione: gli USA non convertiranno più i dollari in oro.

Senza dare giudizi sulla moralità dell’atto di Nixon, la sua decisione rivela due cose:
- la moneta ha valore puramente convenzionale; se avesse avuto davvero valore creditizio, all’annuncio che il credito non sarebbe più stato onorato, il valore del dollaro doveva precipitare a zero; invece non accadde nulla;
- la moneta è un entità giuridica, non economica: tanto è vero che è stata trasformata da tipologia creditizia a tipologia convenzionale col semplice atto di un presidente, senza dover effettuare alcuna azione economica.
Ho detto che il 15 agosto 1971 di fatto “non accadde nulla”.
Intendevo dire “nulla in apparenza”.
In realtà accadde una cosa colossale e notata da pochissimi: le banche centrali, nate per emettere moneta di tipo creditizio, continuavano a mantenere identici i loro privilegi anche se adesso emettevano moneta puramente convenzionale.
E’ questo il virus che in 40 anni ha devastato il mondo.


I 5 modi di emissione della moneta

Per capire meglio l’essenza del virus che ci devasta, dobbiamo parlare delle modalità di emissione, sgombrando innanzitutto il campo da un equivoco presente in molte persone.
Bankitalia non è “la banca dell’Italia”: è una ditta privata i cui proprietari sono delle banche private, a parte una quota del 5% di proprietà dell’INPS e meno dell’1% per l’INAIL.
La BCE a sua volta è proprietà delle banche centrali, quindi è anch’essa una ditta privata che gode di una serie di funzioni o privilegi assegnate dagli Stati.

Elenchiamo i 5 modi con i quali, nella zona euro, nasce il denaro (dovrò necessariamente semplificare alcuni passaggi).
A) Emissione di circolante cartaceo
B) Emissione di monete metalliche
C) Denaro scritturale emesso col meccanismo della riserva frazionale
D) Emissione da parte di falsari.
E) Il “gira gira”

CASO “A” - L’emissione del circolante cartaceo coinvolge 4 attori: lo Stato, Bankitalia, il signor X, la banca B del signor X. In realtà coinvolge anche la BCE, ma questo passaggio complica solo la spiegazione senza modificare la sostanza.
“La moneta è immessa nel mercato in base ad operazioni previste e disciplinate dalla legge, con le quali la Banca d’Italia cede la proprietà dei biglietti. Questi come circolante vengono registrati nel passivo nella contabilità della Banca che acquista in contropartita o riceve in pegno beni o valori mobiliari (titoli, valute, ecc.) che finiscono nell’attivo” (dalla memoria difensiva di Bankitalia in un processo intentato contro di lei, 20 settembre 1994).
Questi i rapporti a livello “alto”, tra Stato e Bankitalia. A livello “basso” le cose sono note. Il signor X ha bisogno di 250 euro, va al Bancomat e li preleva dalla banca B.
Vediamo la situazione patrimoniale dei 4 soggetti:
- al signor X cresce un attivo (la cassa contanti, ossia il suo portafoglio) e contemporaneamente cala un altro attivo (il suo conto corrente)
- alla banca B cala un passivo (il debito di conto corrente verso X) e cala un attivo (l’entità dei suoi contanti); eventualmente potrà rivolgersi a Bankitalia per avere altri contanti
- a Bankitalia cresce un attivo (i titoli consegnati dallo Stato) e cresce un passivo (le banconote circolanti sono un passivo di Bankitalia)
- allo Stato cresce un passivo (i titoli consegnati a Bankitalia) e cresce un attivo (la sua disponibilità di Tesoreria).
Tutto contabilmente a posto.
Con due stranezze. (1) I titoli consegnati dallo Stato a Bankitalia sono debiti e fanno partire il “contatore” degli interessi passivi. (2) Il cittadino è contabilmente creditore di 250 euro verso Bankitalia, ma, se va a Bankitalia e chiede di estinguere quella passività, o lo arrestano o lo mettono in manicomio.

CASO “B” – Molto simile al caso “A”, anche se in questo caso Bankitalia sta fuori dal giro.
Lo Stato tiene le monete circolanti nelle sue passività.
Il cittadino è formalmente creditore nei confronti dello Stato per l’importo delle monete che ha in tasca.
Questa forma di emissione crea un piccolo attivo per lo Stato (pari allo 0,025% delle sue spese), modestissimo rispetto al caso “A”; le monete circolanti in Italia sono infatti (al 31/12/2010) 4,5 miliardi di euro contro 138 miliardi di euro di circolante cartaceo.

CASO “C” – La riserva obbligatoria europea è fissata al 2%, anche se alcuni istituti bancari la tengono più alta.
L’italiano normale pensa che la riserva funzioni così: “verso 1000 euro in banca, la banca ne tiene 20 a disposizione, e ne presta 980”.
Altri italiani normali ignorano l’esistenza della riserva: “verso 1000 euro non perché vengano prestati, ma perché la banca li custodisca e mi dia comodi metodi di pagamento; è per questo che pago le spese bancarie e ricevo interessi zero”.
La situazione però è più complessa. Infatti i 980 euro prestati dalla banca finiscono in un altro conto corrente. E quindi di questi 980 il 2% = 19,60 euro verranno trattenuti e 960,40 prestati. I 960,40 andranno in un altro conto corrente, e il gioco si ripeterà.
Al susseguirsi delle transazioni versamento  riserva  prestito  versamento il meccanismo della riserva si trasforma in moltiplicatore di denaro. Tendenzialmente con una riserva del 2% si moltiplica il denaro per 50: i 1000 euro “veri” iniziali diventano 50.000; 1.000 sono veri, 49.000 sono debiti.
Considerato che le riserve europee 2010 (rapporto BCE 2010) erano a 212 miliardi di euro, potete facilmente stimare il castello di debiti che si regge su questa riserva.

CASO “D” – Non necessita di spiegazioni. L’entità dell’emissione di denaro falso non è trascurabile (nel 2011 sono state sequestrate 145.000 banconote per un valore di circa 7 milioni di euro), è un’emissione illegale e immorale, ma è un’emissione che non genera debito.

CASO “E” – Sono grato al signor D.B. Ha un cugino che lavora in una banca d’affari in Lussemburgo. Gli ha chiesto qualche ragguaglio divulgativo sull’emissione di denaro, ha ricevuto vari riferimenti, ed ha anche ricevuto una breve descrizione del suo lavoro.
La “mission” della loro banca è quella di superare il limite del “multiplier” [il meccanismo che ho descritto prima al caso “C”]. E’ stato stabilito che si possa moltiplicare il denaro per cinquanta? Loro vogliono riuscire a moltiplicarlo per sessanta, o per settanta. Lo Stato, con le sue leggi e regole, fornisce involontariamente gli strumenti adatti. La banca studia le regole del gioco decise da politici e funzionari, e comincia a giocare al “gira gira”, mettendo semplicemente in pratica quelle regole.
In estrema sintesi, ci sono grandi aziende che, aiutate da queste banche speciali, sfruttano le differenze di legislazione fiscale tra gli Stati per togliere liquidità dallo Stato X e farla apparire nello Stato Y, non a vantaggio dello Stato Y, ma a vantaggio delle grandi aziende. E’ il “gira gira”. Non è evasione fiscale, non è elusione fiscale, è indebitamento di uno Stato per un’imprevista perdita di liquidità, liquidità che appare altrove sfruttando le differenze di legislazione fiscale.

Quanto pesano i 5 casi A B C D E ? B e D sono largamente in coda. L’ente che emette denaro nei casi C + A è direttamente il sistema bancario; nel caso E sono le grandi aziende che costringono gli Stati a indebitamenti extra col sistema bancario.
L’ente che emette il denaro è quindi sempre il sistema bancario, e il medesimo ente presta quel medesimo denaro a interesse.


Un errore concettuale

Avevo fatto un sondaggio tra i miei indirizzi e-mail. Suonava così:
“Il mondo nel suo complesso è in grado di saldare il suo debito?”
Fornivo poi cinque risposte in ordine alfabetico:
1) E' impossibile rispondere, perché la presenza delle attività in "nero" occulta una parte dei dati economici e finanziari
2) La domanda non ha senso: poiché a ogni debito corrisponde un credito, il mondo nel suo complesso non ha ne' debiti ne' crediti
3) No
4) Si
5) Teoricamente si potrebbe rispondere; ma poiché occorrerebbe raccogliere un'enormità di dati, e dati in continua evoluzione, la risposta per motivi di ordine pratico non si può dare
Ho ricevuto 36 risposte. 5 persone hanno fornito risposte “altre” che ho conservato, ma che non posso analizzare, perché aprirebbero troppi fronti di discussione. I 31 rimanenti si sono così divisi: (risposta n.1) 3 persone (2) 13 persone (3) 12 persone (4) 1 persona (5) 2 persone.
Le risposte n.1 e n.5 descrivono situazioni reali di incertezza, ma il grosso delle persone ha scelto ugualmente la risposta “NO”, nonostante queste incertezze.
In alternativa hanno scelto la risposta “da partita doppia”: crediti e debiti si compensano, il mondo è a saldo zero.
Alcuni dei “NO” hanno aggiunto delle motivazioni: pensano a un “NO” perché il debito è troppo grande.
Una persona però ha scritto una motivazione diversa.
La mia risposta è "NO" e azzardo un motivo da ignorante quale sono, però convinto che sia così. Il debito è costituito da interessi gonfiati ed è enormemente più grande della ricchezza reale disponibile per cui è assolutamente impossibile che possa essere saldato. […] F.
“Debito più grande della ricchezza disponibile”, è questa la risposta giusta.
Ma anche la risposta n.2 appare giusta.
Com’è possibile?
E’ possibile perché il nostro mondo è impostato su un colossale trucco, ossia la confusione alimentata ad arte tra “debito” e “mezzi per pagare il debito”: si misurano entrambi in euro (o altra valuta) ma non sono la stessa cosa.

Avevo tentato di diffondere questo concetto attraverso una storiella intitolata “Dieci famiglie sull’altopiano”. Dovrò darne una versione estremamente semplificata.
C’è un isola perfettamente autonoma dal punto di vista economico e finanziario. Un colossale tsunami la spazza via. Si salvano solo Giovanni e Guido che stavano facendo una gita in collina. Giovanni al momento dello tsunami aveva 1000 talleri di debito con Guido, e ha solo 100 talleri in tasca.
E’ vero quindi che il sistema “Giovanni + Guido” non ha ne debiti né crediti, ma, con questa situazione, Giovanni non potrà mai saldare il debito con Guido, perché gli manca il mezzo.
Giovanni e Guido capiscono subito il concetto, perché sono due sole persone che si guardano in faccia.
Il mondo è nella stessa identica situazione (i debiti sono di importo superiore al mezzo necessario per pagarli), ma il mondo non se ne rende conto, perché ogni singolo individuo è convinto che lui (o la sua famiglia) sono in grado di saldare i propri debiti lavorando.

Eccoci arrivati a uno dei punti evidenziati nella vicenda del matematico Lobačevskij: ciò che è vero su piccola scala non è affatto detto che sia vero su grande scala.
Un grande triangolo è sempre scomponibile in quanti si voglia piccoli triangoli equivalenti tra loro (basta prendere il triangolo, tirare una mediana, eccetera). Ma gli angoli interni dei piccoli triangoli fanno 180°, mentre gli angoli interni del grande triangolo non fanno 180°.
E così è nel mondo della moneta. Il singolo può sempre riuscire a saldare i propri debiti, ed è ciò che capita a tanti di noi nella normalità. Ma l’insieme di tutti i singoli non è in grado di saldare tutti i debiti.

Rimarchiamo l’errore concettuale di base: il debito e i mezzi per saldare il debito non sono la stessa cosa. Per il modo in cui viene emesso il denaro, il debito è sempre superiore ai mezzi per estinguerlo.

“Poiché l’ente che emette il denaro è il medesimo ente che presta quel medesimo denaro a interesse, il debito del mondo, per motivi matematici, e non per la buona o cattiva volontà dei popoli, è impagabile”


I due bacini

Il debito è già una brutta cosa in se stesso. A nessun individuo normale piace avere dei debiti. Li accetta in vista di un bene da conquistare o di un bisogno che supera la paura del debito.
Se il debito è una brutta cosa, figuriamoci cosa è un debito inestinguibile per natura.
Ma il problema non finisce lì: il debito porta con se gli interessi passivi.

E’ come se ci fossero due bacini idrici.
Uno lo chiameremo “bacino dell’economia e del lavoro”.
L’altro lo chiameremo “bacino del capitale autoalimentato”.
Tra i due c’è una pompa perennemente in azione, che sottrae acqua al bacino dell’economia e la trasporta nel bacino del capitale autoalimentato, attraverso il meccanismo degli interessi passivi.
E questa pompa è creata e tenuta in funzione dalle modalità di emissione della moneta.
Quelle modalità di emissione che il “corso di economia politica” citato prima si guarda bene dall’illustrare.

Se, al titolare di un debito inestinguibile, voi chiedete anche gli interessi passivi, è ovvio che quel debito non può che dilatarsi.
La dinamica “debito --> interessi passivi --> nuovo debito” ricorda molto la definizione di tumore che si trova su Wikipedia «una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso e in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo».
Non c’è più bisogno di nuovo debito per creare interessi passivi: ci pensano gli stessi interessi passivi ad autoalimentare il debito.

Quante volte abbiamo sentito la frase “Si allarga la forbice tra ricchi e poveri”. Viene sempre il pensiero che ciò accada perché i ricchi sono sempre lì in agguato a cogliere le occasioni per spennare i poveri. Niente di più falso. I ricchi non devono fare nulla: la pompa matematica lavora per loro giorno e notte.


Il sistema monetario: un errore matematico?

Riassumiamo la situazione.
- La moneta è un’entità puramente convenzionale, ossia per emetterla non occorre nulla, se non la volontà di emetterla.
- L’emissione, in ambito europeo, è delegata alla BCE o alle banche centrali aderenti euro, tramite BCE o alle banche centrali autonome (ricordiamoci che ci sono Stati della UE non aderenti all’euro). Cioè è delegata ad aziende private.
- L’emissione di moneta convenzionale è sempre fatta col mezzo del debito a interessi, creando così una discrepanza permanente tra il debito e i mezzi per pagarlo, discrepanza che cresce sia per il crescere del debito, sia per autogenerazione tramite gli interessi passivi.
- Questa modalità di emissione tramite banca centrale privata è un retaggio del passato, nel quale la banca centrale, assieme ai privilegi che le venivano concessi aveva anche degli obblighi (ad esempio Bankitalia fino al 1981 aveva l’obbligo di acquisto dei BOT invenduti). Il metodo della “moneta debito” era già messo a punto nel passato, ma i suoi esiti erano meno eclatanti.
Cosa ne pensate adesso? C’è un errore matematico alla base del sistema monetario?
La risposta non è né SI né NO.
La risposta è DIPENDE.

Dipende da chi siete.
Siete l’uomo normale, il classico uomo della strada che crede nella natura delle cose, che crede che il lavoro serve a mantenere la famiglia e a risparmiare per gli imprevisti, e crede che i debiti siano quella cosa “che va onorata”?
Allora sì, c’è un errore matematico nel sistema.
Il mondo infatti è strutturato in modo che i debiti non possano mai essere onorati.

Ma se siete uno che ha 3 milioni di euro da parte (quella che stimo essere la soglia minima del capitale autoalimentato), voi potete vivere sul debito dello Stato italiano.
Nel 2010 lo Stato italiano aveva nelle sue uscite di bilancio circa 70 miliardi di euro di interessi passivi; nello stesso anno le sue passività finanziarie (non è il debito, ma è la “fonte” degli interessi passivi) stavano a 2.280 miliardi di euro: vale a dire che, a spanne, potete lucrare dallo Stato una percentuale attorno al 3% del vostro capitale.
Facciamo il 2% per stare tranquilli. 3 milioni di euro al 2% fanno 60.000 euro l’anno, 5.000 euro puliti al mese. Si campa dignitosamente.
E si lucra in tutta tranquillità, perché lo Stato italiano non fallisce. E se aveste sentore che possa fallire, farete in tempo a spostare i vostri 3 milioni altrove. Sono sempre gli altri, cioè coloro che vivono di lavoro, quelli che non hanno la possibilità di scappare dalla barca che affonda. Chi vive di capitale lo sposta dove vuole.
Supponete di averne 30 di milioni. E di avere anche un lavoro di potere e ben retribuito. Voi capite bene che la “pompa” lavora costantemente per voi, tanto che non avete nemmeno la possibilità di spendere il denaro che accumulate. Il denaro diventa potere allo stato puro.
Se quindi siete uno di quelli del “capitale autoalimentato”, non vedrete nessun errore matematico nel sistema. Basta definire il debito come “quella cosa che non si deve mai estinguere” ed ecco che il sistema funziona perfettamente e non ci sono errori matematici.

La scelta, come sempre, è una scelta antropologica di fondo: chi volete essere?
- L’uomo del lavoro e del bene comune?
- O l’uomo del potere e degli interessi passivi?

Mi viene da ridere quando chiamano i politici “la casta”.
La casta esiste ed è composta da tutti quelli del capitale autoalimentato. Banchieri, manager, industriali, giornalisti d’alto bordo, politici, docenti universitari. Andate a vedere la composizione del Comitato Esecutivo dell’Istituto Aspen Italia e vedrete nel concreto come è fatta una casta.
Luigi Abete (presidente BNL)
Giuliano Amato (parlamentare, senior advisor in Italia di Deutsche Bank)
Lucia Annunziata (giornalista TV e stampa, direttrice di Aspenia)
Alberto Bombassei (vicepresidente Confindustria)
Francesco Caltagirone (costruttore, “suocero” di Casini)
Giuseppe Cattaneo (consigliere del presidente)
Fedele Confalonieri (presidente Mediaset)
Fulvio Conti (A.D. e D.G. Enel)
Maurizio Costa (vicepresidente e A.D. Mondadori)
Gianni De Michelis (politico di lungo corso, consulente del ministro Brunetta)
Umberto Eco (filosofo, scrittore, accademico, eccetera)
John Elkann (presidente FIAT)
Jean-Paul Fitoussi (economista, consulente Primo Ministro francese, CdA Telecom)
Franco Frattini (ministro degli esteri)
Gabriele Galateri di Genola (presidente di Assicurazioni Generali e Telecom)
Mario Greco (CEO della General Insurance, Zurigo assicurazioni)
Enrico Letta (parlamentare, vicepresidente PD)
Gianni Letta (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio)
Emma Marcegaglia (presidente Confindustria e LUISS)
William Mayer (CEO Credit Suisse e altro)
Francesco Micheli (finanziere e imprenditore)
Paolo Mieli (RCS libri, ex direttore Corriere della Sera)
Mario Monti (International Advisor per Goldman Sachs)
Lorenzo Ornaghi (rettore della Cattolica e vicepresidente di Avvenire)
Corrado Passera (C.D. e CEO di Intesa San Paolo)
Riccardo Perissich (vicepresidente di CONSIUSA, relazioni Italia USA)
Angelo Maria Petroni (docente universitario, studioso liberalismo, fondatore Forza Italia)
Mario Pirani (giornalista, economista, scrittore, cofondatore di Repubblica)
Romano Prodi (parlamentare ed ex Presidente del Consiglio, presidente gruppo lavoro ONU-Unione Africana per le operazioni di peacekeeping)
Alberto Quadrio Curzio (economista e docente universitario)
Giuseppe Recchi (presidente ENI)
Gianfelice Rocca (vicepresidente Confindustria, presidente clinica Humanitas)
Cesare Romiti (presidente fondazione Italia-Cina, ex FIAT)
Paolo Savona (economista, docente, presidente Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi)
Carlo Scognamiglio (presidente onorario ASPEN, economista, docente, politico)
Lucio Stanca (deputato PdL, ex presidente Expo 2015)
Giulio Tremonti (ministro Economia e Finanze, presidente ASPEN)
Beatrice Trussardi (presidente e A.D. gruppo Trussardi)
Giuliano Urbani (politologo, cofondatore Forza Italia, consiglio amministrazione RAI)
Giacomo Vaciago (economista, saggista, Università Cattolica)
Gente che fa finta di litigare in pubblico e poi concerta a porte chiuse secondo il “metodo Aspen”.
E’ quasi impossibile che qualcuno della casta faccia qualcosa che vada contro gli interessi della casta medesima.
E gli interessi della casta non sono gli alti stipendi, le pensioni d’oro, i privilegi. L’interesse della casta è uno solo: che nessuno tocchi il debito, affinché in eterno la pompa abilmente costruita possa togliere denaro all’economia attraverso gli interessi passivi, per consegnarlo a quelli del capitale autoalimentato.

Questa è la risposta alla domanda della conferenza.
- Per chi vive di lavoro, il sistema contiene un errore matematico di fondo. Ma chi vive di lavoro non ha in genere i mezzi né per riconoscere l’errore, né per intervenire sull’errore.
- Per chi vive di capitale autoalimentato, il sistema non contiene errori. Anzi ogni tanto penserà con gratitudine a quella “pompa matematica” che gli dà tanti benefici. I danni che procura agli altri non interessano. “Purtroppo c’è la crisi”.
Da qui nascono una serie di corollari.
Uno lo esaminerò, degli altri darò solo i titoli e mi direte voi se e dove proseguire.



La definizione completa di moneta


Il primo corollario è questo: ora possiamo dare una definizione completa di moneta. Se l’inganno del mondo è quello di confondere “debito” e “mezzi per pagare il debito”, significa che ciò che chiamiamo moneta è una realtà composta di due fasi ed ha bisogno di due definizioni. La definizione di moneta non è quindi breve e sintetica come la definizione di metro.
La storia ha provveduto a spazzare via due concetti erronei:
- che la moneta possa avere valore intrinseco
- che la moneta possa avere valore creditizio.
La moneta quindi
- è un entità giuridica
- è un’entità puramente convenzionale
- è una dimensione dello spirito
- serve a confrontare il valore delle cose
- serve a mantenere la ricchezza nel tempo
- serve a trasferire le cose da un individuo all’altro.
Su queste proposizioni potrete facilmente trovarvi d’accordo con chiunque. Ma questa è la definizione della moneta già emessa. Cos’è invece la moneta all’atto dell’emissione?
- E’ la misura del lavoro di un popolo?
- O è la misura di quanto si può indebitare un popolo?
Qui bisogna scegliere, e il nostro mondo ha scelto la seconda via: emissione della moneta da parte del sistema bancario privato, tramite indebitamento a interesse (non importa di chi sia il soggetto dell’indebitamento: Stato, impresa, singolo cittadino).
Di conseguenza la domanda “A chi appartiene la moneta?” ha una risposta univoca: appartiene al sistema bancario privato, perché può prestare solo colui che è proprietario.

Scegliendo la prima definizione “La moneta è un’entità giuridica convenzionale che misura la capacità lavorativa di un popolo”, il metodo di emissione cambia radicalmente:
- la moneta è emessa dallo Stato per conto del popolo,
- è emessa in modo gratuito
- ed è emessa non come “dimensione dello spirito” ma come rigida funzione matematica connessa al PIL dell’area di emissione.
In uno Stato dove tutti fanno la siesta da mattina a sera, emettere moneta sarebbe inutile. E viceversa non emettere moneta in uno Stato che lavora sodo sarebbe follia. In mezzo c’è il giusto equilibrio “Io, Stato, emetto moneta in corrispondenza al vostro lavoro di cittadini”.

Queste cose le troverete dette e scritte in pochissimi luoghi. E purtroppo in alcuni siti di volenterosi sono scritte con strafalcioni tali da renderle impresentabili.
Viene certamente una “sindrome da solitudine”, perché ti sembra di capire certe cose, ma avresti sempre bisogno di discuterne, di approfondire, di essere certo di non aver preso un abbaglio. Vorresti insomma avere una comunità con la quale condividere, invece trovi alcuni amici sparsi in una rete a maglie molto larghe.
Per fortuna la vicenda di Lobačevskij viene in aiuto per la seconda volta: la verità non è legata alla maggioranza. La verità può essere appannaggio anche di una sola persona, e può affermarsi nella maniera più imprevista. (Lobačevskij non poteva certo immaginare che la verità della sua matematica si sarebbe rivelata attraverso una novità nella fisica.)
Se queste cose vengono dette in pochissimi luoghi, figuriamoci che possibilità operative ci sono per reagire alla situazione: zero, salvo miracoli. Ciò che sto esponendo è quindi un ragionamento inutile, perché nessuno ha la possibilità concreta di ribaltare il sistema.
Mi chiedo spesso cosa consentì a Lobačevskij di reggere così a lungo il cammino attraverso uno studio inutile. Forse aveva compreso che il quinto postulato di Euclide era irreale: “Data una retta e un punto fuori di essa…”. Ma la retta non esiste in natura. Esistono invece i segmenti, lunghi quanto si vuole. E se tiro un lungo segmento vedo bene che sono tante le parallele che non lo incontrano, fino al punto limite delle due parallele estreme che racchiudono tutte le altre. La realtà misurata parlava tutta a favore di Euclide. Ma il postulato di Lobačevskij era più aderente alla realtà, anche se tutta la realtà sembrava parlargli contro.
Con la moneta è la stessa cosa: tutto il mondo gira sul debito, ma il nostro postulato di partenza è molto più semplice, puro e vero di quello della “moneta debito”. Il popolo lavora. Lo Stato emette moneta in proporzione al lavoro. Così saremo davvero una repubblica democratica fondata sul lavoro. Ora siamo una repubblica oligarchica fondata sul capitale autoalimentato.
Questa era la parte obbligatoria. Restano dei capitoli di corollario che si intitolano:
- Soli, ma non troppo
- Come si è generato il debito pubblico italiano
- Come dovrebbe funzionare lo Stato ideale
- Ci meritiamo questo Stato ideale?
- Per combattere la “moneta debito” quali azioni si possono mettere in atto?
- La corruzione della vita cristiana su una questione fondamentale.
- Le nuove banche, la nuova borsa
- Vangelo e denaro


Soli, ma non troppo

Ho accennato alla solitudine che nasce in chi si interessa di queste cose. Ti sembra di essere un UFO perennemente smentito da TV e giornali.
E’ importante quindi raccogliere e segnalare quelle voci e quelle situazioni affidabili che confortano questa impostazione della emissione del denaro a favore del popolo.
Norvegia
Aveva la banca centrale classica fino al 1985. Nel 1971 muore definitivamente la stabilità delle monete, con la decisione di Nixon di non garantire più il cambio dollaro – oro; la Norvegia osserva la situazione per alcuni anni e poi fa il suo atto di sovranità, affinché la moneta non sia in balìa dei cosiddetti “mercati”.
“A new law of 24 May 1985 on Norges Bank and the monetary system (the Central Bank Act) entered into force on 9 September 1985. The bank ceased to be a limited company and became a separate legal entity owned by the state”. Owned by the state: questa è sovranità! La Norvegia è prima al mondo per l’ISU (Indice di Sviluppo Umano, un mix di reddito, istruzione e aspettativa di vita). E’ quarta nel PIL pro capite.
North Dakota
Unico Stato degli USA ad avere la banca di proprietà dello Stato, ha un indice di disoccupazione inesistente (3% il più basso del mondo), record di milionari in rapporto alla popolazione, unico Stato in crescita quando tutti gli altri 49 stati erano in recessione forte o fortissima.
Guernsey
Nel 1822, finite le guerre napoleoniche, di fronte alla necessità di ricostruire le infrastrutture del paese e rilanciare l'economia, il governatore delle isole decise di finanziare la spesa pubblica emettendo moneta, usata direttamente dallo Stato. Per garantire condizioni non inflazionistiche il governatore decretò che in caso di necessità si sarebbe ridotta la moneta in circolazione o si sarebbe provveduto a imporre tasse. Questo esperimento in cui l'emissione della moneta era legata al PIL dell'isola, dimostrò che questo tipo di emissione non generava debito e neanche inflazione. L'esperimento monetario è durato dal 1822 fino al 1836. (Wikipedia)
In realtà è in uso una moneta particolare anche adesso, con i soliti effetti: disoccupazione inesistente, tassazione ridotta al nulla.
Libia
Ho espresso altrove la certezza che la guerra di Libia è stata una guerra bancaria. La Libia aveva la Banca di Stato, con tutti gli effetti classici: disoccupazione a zero, il livello ISU migliore dell’Africa, ai vertici nel PIL pro capite, welfare di alta qualità, bassa inflazione.
“I proventi del petrolio Gheddafi li ha usati per sviluppare il Paese: strade, scuole, ospedali, università, case popolari a bassissimo prezzo, inizio di industrializzazione, sviluppo agricolo con l'acqua tirata su nel deserto ad una profondità di 600-800-1.000 metri. Due acquedotti portano l'acqua dal deserto alla costa, 900 km. a nord. Ha mandato le bambine a scuola e le ragazze all'università, ha abolito la poligamia e varato leggi in favore della donna anche nel matrimonio: ad esempio ha proibito di tener chiuse le ragazze e le donne in casa e nel cortile cintato di casa. Ha controllato e tenuto a freno l'estremismo islamico. I 100 mila cristiani, pur con molti limiti, godono di libertà di culto e di riunione. La Caritas libica è un organismo stimato e richiesto di interventi. In Libia ci sono circa 80 suore cattoliche e 10.000 infermiere cattoliche, oltre a molti medici”. Segnalo questi brevi note tratte da un articolo di padre Gheddo, su Asianews.
Tutto questo poteva farlo grazie alla Banca di Stato.
Altre
Nuova Zelanda, Giappone col debito enorme ma interno, la rivolta islandese…
Maurice Allais
L’unico premio Nobel per l’economia che parli in questa direzione, ossia nella direzione di una riforma globale del sistema di emissione della moneta. “La crisi mondiale dei giorni nostri” è un lungo articolo del 1998, reperibile su Internet, che critica fortemente il sistema.
Giulio Tremonti
Due secoli fa è stato detto: «Sinceramente sono convinto che le potenze bancarie siano più pericolose che eserciti in campo» (Thomas Jefferson, 1816). Oggi è più o meno così ed è per questo che è arrivato il tempo di mettere lo Stato sopra la finanza e la finanza sotto lo Stato. Il tempo per fissare un limite allo strapotere del capitalismo finanziario. Farlo, finalmente, vuole dire porre fine a un ciclo ventennale di prevalenza contro natura dell’interesse particolare sull’interesse generale, vuol dire «cacciare i mercanti dal tempio», vincere la malia di potere ancora esercitata dai santoni del denaro.
Farlo vuol dire che è solo lo Stato che emette la moneta nel nome del popolo. Vuole dire che il credito serve per lo sviluppo e non per la speculazione. Vuole dire separare « il grano dal loglio e dalla zizzania », separare il produttivo dallo speculativo, come è stato per secoli. Vuole dire, tra l’altro, cominciare a difendere e stabilizzare i bilanci pubblici. Nell’insieme dare avvio a un sistema economico e sociale diverso, non solo più etico, ma anche più efficace di quel sistema monetarista che sta ora crollando e che purtroppo ci sta trascinando, se non facciamo resistenza, se non reagiamo, se non cambiamo. (pagina 167,168 di “Uscita di Sicurezza”, ma anche incipit della CAMERA DEI DEPUTATI N. 5218 PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa del deputato TREMONTI “Delega al Governo per la riforma dell’ordinamento bancario mediante la separazione tra credito produttivo e attività finanziaria speculativa” Presentata il 18 maggio 2012)


Come si è generato il debito pubblico italiano

Anche se già allora ce lo definivano come “spaventoso”, il debito dello Stato fino al 1981 non aveva niente di spaventoso. Innanzitutto perché stava in Italia. E poi perché la Banca d’Italia aveva l’obbligo di comprare i BOT invenduti.
I nostri problemi iniziarono nel 1981 quando Beniamino Andreatta, pace all’anima sua, in unione all’altro benemerito Ciampi di Bankitalia tolsero a Bankitalia l’obbligo di acquistare il debito dello Stato. Un evento molto “silenziato”, perché coperto dalle vicende della loggia P2 e dal drammatico passaggio dal governo Forlani al governo (guarda caso) Spadolini.
“Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato”: frase dello stesso Andreatta nel 1991, nel decimo anniversario di quell’atto sciagurato.
Andreatta chiudeva l’articolo con questa frase: “Il divorzio [Stato-Bankitalia] […] aveva dimostrato di funzionare. Negli anni successivi non divenne certo popolare nei palazzi della politica, ma continuò ad assicurare legami fra la politica italiana e quella dell'Europa”.
Andreatta credeva che affidarsi ai “mercati” ci tenesse vicini all’Europa.
Forse, se oggi vedesse quei legami europei diventati catene, cambierebbe idea. Ciò che Andreatta non aveva capito è che i mercati, dopo che Nixon aveva sganciato il dollaro dall’oro, erano diventati il regno della speculazione e lui consegnava quindi la “manopola dell’amplificatore” in mano agli speculatori.
O forse lo aveva capito bene, e lavorava non per il bene comune, ma per la casta del capitale autoalimentato.
In Norvegia negli stessi anni invece di sganciare la banca centrale dal debito dello Stato, presero la banca centrale, cambiarono la legge, e ne fecero una banca di proprietà dello Stato.
Il sistema bancario ama il debito dello Stato. Lo ama tanto che lo vuole stabilizzato e perpetuo, affinché in eterno i cittadini paghino questa tassa aggiuntiva che ammonta a circa il 15% delle entrate dello Stato. Dal 2001 al 2010 l’avanzo primario è stato da un minimo di 28 miliardi a un massimo di 83, per un totale in 10 anni di 490 miliardi. Nel frattempo abbiamo pagato 719iliardi di interessi passivi. E le passività finanziarie, lungi dal calare, sono cresciute di 627 miliardi di euro: 1.650 miliardi di euro a fine dell’anno 2000; 2.280 miliardi di euro a fine 2010
L’avanzo primario c’è fin dai tempi di De Mita, metà degli anni ottanta. Da allora il debito dello Stato si è alimentato solo con gli interessi passivi.


Come dovrebbe funzionare lo Stato ideale

Stabilito che la moneta è una entità giuridica puramente convenzionale, lo schema dello Stato ideale diventa molto semplice.
- I cittadini lavorano e definiscono il PIL dell’area di emissione della moneta.
- Lo Stato emette moneta secondo una funzione predeterminata del PIL dell’anno precedente.
- Per un certo periodo dell’anno lo Stato paga ciò che è stato politicamente deciso semplicemente emettendo moneta.
- Se a fine anno l’emissione di moneta non ha ancora raggiunto il limite, lo Stato eroga ai cittadini il residuo (conto Statale obbligatorio corrispondente al codice fiscale, minori compresi)
- Se invece l’emissione si esaurisce prima della fine dell’anno, inizia la fase della tassazione sui patrimoni, composta sempre di due fasi: erogazione a importo fisso sul conto Statale, prelievo a percentuale su tutti i conti bancari e investimenti monetari (questo metodo sostituisce la progressività fiscale)
- Il bilancio dello Stato diventerebbe una funzione secondaria, mentre trasparente e on line sarebbe la sequenza dei pagamenti (data, importo, motivazione, codice fiscale del ricevente)
- Finisce quindi sia il sistema fiscale che quello previdenziale: a una certa età a tutti viene erogata una cifra fissa; chi vuole avere di più, dovrà arrangiarsi con compagnie private
- Questa nuova configurazione comporta anche la definizione di una nuova borsa e di un nuovo sistema bancario.
Questo metodo genera inflazione? No. Per il semplice motivo constatabile da chiunque che chi adotta un’emissione legata al PIL ha un’inflazione modestissima.
Questo metodo potrebbe indurre lo Stato a emettere troppo? No, se la funzione è predeterminata e se i pagamenti sono sempre on line per i cittadini. Ma “emettere troppo” è stato esattamente ciò che ha fatto il sistema bancario in questi anni. Ha emesso troppo e ha emesso a interesse. Fine del “nero”, fine della Guardia di Finanza che potrebbe occuparsi di cose più serie degli scontrini fiscali.
[Guernsey - Nel 1822, finite le guerre napoleoniche, di fronte alla necessità di ricostruire le infrastrutture del paese e rilanciare l'economia, il governatore delle isole decise di finanziare la spesa pubblica emettendo moneta, usata direttamente dallo Stato. Per garantire condizioni non inflazionistiche il governatore decretò che in caso di necessità si sarebbe ridotta la moneta in circolazione o si sarebbe provveduto a imporre tasse. Questo esperimento in cui l'emissione della moneta era legata al PIL dell'isola, dimostrò che questo tipo di emissione non generava debito e neanche inflazione. L'esperimento monetario è durato dal 1822 fino al 1836. (Wikipedia)]


Meritiamo questo Stato ideale?

Diciamolo chiaramente: noi non meritiamo questo Stato ideale.
Gesù Cristo non scherzava quando diceva “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Il nostro mondo, violatore permanente della legge naturale universale, non merita lo Stato ideale descritto prima.
Quello prima descritto è uno Stato ideale che va di pari passo con una rinascita morale globale.
Perché Gheddafi “meritava” uno Stato simile? Perché, partendo da una situazione di leader islamico, e quindi ontologicamente lontano dalla legge naturale, si stava trasformando in un leader africano, dove gli aspetti peggiori dell’Islam venivano messi in un cantuccio.
La promozione della donna, la monogamia, la scolarizzazione femminile, il sostegno alla famiglia, l’apertura al cristianesimo, erano di fatto una ricerca del regno di Dio e della sua giustizia.
Le grandi idee della moneta credito, della moneta unica africana basata sul dinaro-oro, del Fondo Monetario Africano, delle telecomunicazioni africane, potrebbero (condizionale d’obbligo) essere un dono di Dio a una persona che dimostrava la buona volontà.
Grandi idee che lo hanno portato alla morte: uno dei martiri più strani della storia.
Per meritare questo stato ideale dobbiamo cominciare a fare dei passi nella direzione giusta.
Come fecero gli antichi cristiani a far morire la schiavitù? Non potendo abbattere un sistema, lo abbatterono in casa propria.
Fecero un atto morale e antieconomico: il considerare lo schiavo come “fratello servo”.
Persero il capitale costituito dallo schiavo, ma cambiarono il mondo: non solo perché fecero morire la schiavitù un po’ alla volta, ma anche perché diedero il via alla ricerca di tutto ciò che poteva ridurre la fatica del lavoro.
Che azioni possiamo mettere in atto concretamente oggi?
Alcune le vedremo al prossimo passaggio.


Per combattere la “moneta debito” quali azioni si possono mettere in atto?

Quali azioni concrete sono possibili per passare dalla moneta debito alla moneta credito? Cioè per interrompere la pompa che svuota perennemente il bacino dell’economia e del lavoro per sovvenzionare la casta del “capitale autoalimentato”?
(Sottolineo autoalimentato: non è il capitale che è in discussione, ma solo il fatto che quel capitale, invece di nutrire e stimolare l’economia, nutre se stesso in modo passivo).
Le azioni dei primi cristiani nei confronti della schiavitù possono darci un indirizzo.
Quale è il problema del mondo di oggi? La strozzatura permanente da interessi passivi. E quindi, se il problema sono gli interessi passivi, lo sono allo stesso modo gli interessi attivi (ciò che è passivo per qualcuno è attivo per qualcun altro).
La prima azione concreta e possibile a tutti è il rifiuto di ogni interesse attivo, a meno che non sia frutto diretto del lavoro.
Sembra strano combattere qualcosa facendo un danno economico a se stessi, ma è esattamente ciò che fecero i primi cristiani con la schiavitù.
L’atto più paradossale e più significativo sarebbe: pretendere l’emissione di BOT a tasso zero e comprarli.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”.
La decima la troverete solo di passaggio nel Catechismo, ma non è certo vietata. Vi leggo la testimonianza di una strega convertita (il nostro tempo è pieno di streghe).
Ecco la confessione di una strega convertita al Signore, che dimostra come, a proposito della decima, satana ci manipola e ci fa cadere per avere il diritto di perseguitarci.
"Se vogliamo aiutare qualcuno a dilapidare il suo denaro lo orientiamo verso l'alcool... Se è una donna le “mettiamo addosso” uno spirito d'ambizione. Essa sentirà il bisogno di entrare in possesso di tutto ciò che le cade sotto gli occhi. Avrà soprattutto desiderio di fasce e gioielli d'oro; sarà golosa di cibi di qualità. Tutto l'attirerà e, dopo aver speso tutto il denaro, si prostituirà per soddisfare le sue voglie. Spingiamo altre donne ad ammassare dei beni senza poterli godere. Possiamo anche utilizzare il sistema delle disgrazie impreviste e ripetute per rovinare un uomo".
Le fu domandato in che modo fosse possibile sfuggirvi ed evitare di incorrere in queste disgrazie:
"Non abbiamo alcun potere contro colui che paga regolarmente la sua decima. Noi siamo le maledizioni che Dio ha promesso a coloro che non assolvono l'impegno della decima. Allo stesso modo ci è difficile dilapidare i fondi di chi compie opere di carità; Dio non ci lascia portare a termine il male e si irrita contro di noi. Per riparare a questa situazione noi penetriamo nel cuore dei fedeli perché non paghino la loro decima. Suggeriamo loro: 'Se togliete qualcosa dal poco denaro che possedete, cosa vi resterà?'. Si ricorderanno allora delle tante spese da fare. Se questi fedeli seguono i cattivi consigli che diamo loro, sarà facile per noi rovinarli. Non potranno pagare i loro debiti ed i mille progetti che non smetteranno di elaborare, e non si fermeranno fino a che tutto il denaro in loro possesso sarà scomparso.
Non è bene scherzare con la decima, poiché essa è un'istituzione divina che concorre alla protezione di coloro che la pagano onestamente. Sono molti coloro dei quali ho distrutto le ricchezze perché non pagano la decima e non compiono opere di carità. State attenti perché è bene avere pietà degli altri"
E del resto è Parola di Dio il seguente brano di Michea.
“Portate le decime intere nel tesoro del tempio,
perché ci sia cibo nella mia casa;
poi mettetemi pure alla prova in questo - dice il Signore degli eserciti -
se io non vi aprirò le cateratte del cielo
e non riverserò su di voi benedizioni abbondanti” (MI 3,10).
Quale è però il salto qualitativo che bisogna fare?
Occorre riconoscere che il dramma sono gli interessi passivi e quindi dobbiamo riuscire a diventare in qualche misura “la banca di noi stessi”. Se saremo un po’ la banca di noi stessi, creeremo una piccola area dove gli interessi passivi sono aboliti.
Che cos’è una banca nell’accezione normale (e non nella funzione inquinata di moltiplicatore del denaro)?
Una ditta privata che raccoglie denaro, ed ha quindi dei debiti verso le persone che versano, e poi presta denaro, ed ha quindi dei crediti verso le persone che lo ricevono.
Il primo conto che possiamo aprire è molto facile: il correntista è Gesù Cristo (non è uno scherzo) e gli importi che vi vengono versati sono lo stanziamento delle decime. Poi si possono aprire dei conti intestati ai figli, sui quali accreditare le eventuali paghe settimanali (per chi le adotta). Poi potreste trovarvi a gestire piccole casse di associazioni, circoli, partiti, parrocchie: che cosa sono queste se non aperture di conti dei quali dovete rendere conto?
Allo stesso modo non abbiate paura a fare prestiti a tasso zero a chi ha bisogno. Parrocchie, scuole, amici.
Sono possibili anche azioni politiche.
E’ vero che ormai abbiamo piazzato a livello di Trattato UE il vincolo dell’emissione di moneta da parte del sistema bancario.
Ma ricordiamoci invece che la collocazione di questo importo nelle passività inestinguibili di Bankitalia è fissato a livello di legislazione italiana (o almeno era, se non è cambiato qualcosa di recente).
Un altro atto a disposizione del legislatore è la separazione per legge delle due tipologie di banche, produttive e speculative. Leggo l’articolo 1, comma 2, del disegno di legge 5218 presentato da Tremonti lo scorso 18 maggio.
2. Per banche produttive si intendono le banche che esercitano l’attività di credito nei confronti delle imprese, dei lavoratori, delle famiglie e delle comunità. Per banche speculative si intendono le banche che investono nel mercato finanziario. Tali attività non possono essere esercitate dalla stessa banca.
Questo sarebbe un primo passo importante, per ritornare un po’ alla situazione degli anni ’80 del secolo scorso.

Non confondiamo questi atti con l’individuazione ed eliminazione di sprechi e corruzione: questi atti sono importanti, ma non servono a ridurre gli interessi passivi, servono a ridurre la pressione fiscale.
Tu, Stato, hai individuato una fonte di corruzione e l’hai eliminata?
Benissimo.
Ciò significa che fino ad ora mi hai chiesto più imposte del dovuto, perché dovevi anche pagare questa fonte di corruzione.
Di conseguenza, ora che l’hai rimossa, devi ridurre le imposte di una cifra corrispondente.

Cosa fanno invece i governi? Pensano al fiscal compact. Obblighiamoci al pareggio di bilancio, così i mercati “premieranno” il nostro rigore calando i tassi.
Ma non funziona così: il pareggio di bilancio stabilizza più o meno il debito, consentendo ai cosiddetti mercati di tassarci in eterno di quel 15% delle entrate che lucrano attualmente.



La corruzione della vita cristiana su una questione fondamentale

Il cattolico, come ogni altro uomo, ritiene naturale che il denaro renda.
Semmai poco, ma un po’ deve rendere.
Questo fatto, ritenuto naturale, è invece un’aberrazione della dottrina cristiana, espressa con chiarezza nell’enciclica “Vix Pervenit” di Papa Benedetto XIV,
3. All’unanimità hanno approvato quanto segue:
I. Quel genere di peccato che si chiama usura, e che nell’accordo di prestito ha una sua propria collocazione e un suo proprio posto, consiste in questo: ognuno esige che del prestito (che per sua propria natura chiede soltanto che sia restituito quanto fu prestato) gli sia reso più di ciò che fu ricevuto; e quindi pretende che, oltre al capitale, gli sia dovuto un certo guadagno, in ragione del prestito stesso. Perciò ogni siffatto guadagno che superi il capitale è illecito ed ha carattere usuraio.
II. Per togliere tale macchia non si potrà ricevere alcun aiuto dal fatto che tale guadagno non è eccessivo ma moderato, non grande ma esiguo; o dal fatto che colui dal quale, solo a causa del prestito, si reclama tale guadagno, non è povero, ma ricco; né ha intenzione di lasciare inoperosa la somma che gli è stata data in prestito, ma di impiegarla molto vantaggiosamente per aumentare le sue fortune, o acquistando nuove proprietà, o trattando affari lucrosi. Infatti agisce contro la legge del prestito (la quale necessariamente vuole che ci sia eguaglianza fra il prestato e il restituito) colui che, in forza del mutuo, non si vergogna di pretendere più di quanto è stato prestato, nonostante fosse stato convenuta inizialmente la restituzione di una somma eguale a quella prestata. Pertanto, colui che ha ricevuto, sarà obbligato, in forza della norma di giustizia che chiamano commutativa (la quale prevede che nei contratti umani si debba mantenere l’eguaglianza propria di ognuno) a rimediare e a riparare quanto non ha esattamente mantenuto.
III. Detto questo, non si nega che talvolta nel contratto di prestito possano intervenire alcuni altri cosiddetti titoli, non del tutto connaturati ed intrinseci, in generale, alla stessa natura del prestito; e che da questi derivi una ragione del tutto giusta e legittima di esigere qualcosa in più del capitale dovuto per il prestito. E neppure si nega che spesso qualcuno può collocare e impiegare accortamente il suo danaro mediante altri contratti di natura totalmente diversa dal prestito, sia per procacciarsi rendite annue, sia anche per esercitare un lecito commercio, e proprio da questo trarre onesti proventi.
IV. Come in tanti diversi generi di contratti, se non è rispettata la parità di ciascuno, è noto che quanto si percepisce oltre il giusto ha a che vedere se non con l’usura (in quanto non vi è prestito, né palese né mascherato), certamente con qualche altra iniquità, che impone parimenti l’obbligo della restituzione. Se si conducono gli affari con rettitudine, e li si giudica con la bilancia della Giustizia, non c’è da dubitare che in quei medesimi contratti possano intervenire molti modi e leciti criteri per conservare e rendere numerosi i traffici umani e persino lucroso il commercio. Pertanto, sia lungi dall’animo dei Cristiani la convinzione che, con l’usura, o con simili ingiustizie inflitte agli altri possano fiorire lucrosi commerci; invece abbiamo appreso dallo stesso Divino Oracolo che "La Giustizia eleva la gente, il peccato rende miseri i popoli".
V. Ma occorre dedicare la massima attenzione a quanto segue: ciascuno si convincerà a torto e in modo sconsiderato che si trovino sempre e in ogni dove altri titoli legittimi accanto al prestito, o, anche escludendo il prestito, altri giusti contratti, col supporto dei quali sia lecito ricavare un modesto guadagno (oltre al capitale integro e salvo) ogni volta che si consegna a chiunque del danaro o frumento o altra merce di altro genere. Se alcuno sarà di questa opinione, avverserà non solo i divini documenti e il giudizio della Chiesa Cattolica sull’usura, ma anche l’umano senso comune e la ragione naturale. A nessuno infatti può sfuggire che in molti casi l’uomo è tenuto a soccorrere il suo prossimo con un prestito puro e semplice, come insegna soprattutto Cristo Signore: "Non respingere colui che vuole un prestito da te". Del pari, in molte circostanze, non vi è posto per nessun altro giusto contratto, eccetto il solo prestito. Bisogna dunque che chiunque voglia seguire la voce della propria coscienza, si accerti prima attentamente se davvero insieme con il prestito non si presenti un altro giusto titolo e se non si tratti invece di un altro contratto diverso dal mutuo, in grazia del quale sia reso puro e immune da ogni macchia il guadagno ottenuto.
In sintesi estrema:
- Ogni interesse su prestito è usuraio
- Ciò che rende possibile la richiesta di un extra sul prestito è solo l’esistenza di altri titoli legittimi accanto al prestito
- E’ in torto chi crede che questi titoli legittimi esistano sempre
- Spesso l’uomo è tenuto a soccorrere il suo prossimo con un prestito puro e semplice, come insegna Gesù
Per fare degli esempi:
- Il prestito è puro e semplice, ma viene fatto attraverso una struttura (Monte di Pietà o altro) che comporta dei costi: l’interesse serve a pagare questi costi
- Il prestito viene fatto a una persona che lo impiegherà in una attività a rischio di perdita: in tal caso il prestito diventa una concreta partecipazione a un’attività, della quale ci si assumono i rischi (la perdita del capitale) e i vantaggi (una parte del guadagno).
Ma a prestare allo Stato il rischio dov’è? Il default? Ma il default dello Stato mi colpirebbe anche se io avessi i soldi depositati in banca. Se uno Stato fallisce trascina certamente le banche nel fallimento o nell’insolvenza. Il viceversa non vale.
L’obiezione classica è “un titolo legittimo accanto al prestito c’è sempre, ed è l’inflazione. L’interesse serve a coprire dall’inflazione”. Falso per due motivi:
- L’inflazione ci sarebbe anche se io mettessi i soldi sul conto corrente; non è il prestito che la genera.
- L’inflazione è alimentata dagli interessi passivi, che sono loro stessi una continua diluizione del circolante, e quindi inflazione.
Passiamo al 1931, Pio XI, Quadragesimo anno
c) concentrazione della ricchezza
105. E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento.
106. Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare.
107. Una tale concentrazione di forze e di potere, che è quasi la nota specifica della economia contemporanea, è il frutto naturale di quella sfrenata libertà di concorrenza che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i più violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza.
108. A sua volta poi la concentrazione stessa di ricchezze e di potenza genera tre specie di lotta per il predominio: dapprima si combatte per la prevalenza economica; di poi si contrasta accanitamente per il predominio sul potere politico, per valersi delle sue forze e della sua influenza nelle competizioni economiche; infine si lotta tra gli stessi Stati, o perché le nazioni adoperano le loro forze e la potenza politica a promuovere i vantaggi economici dei propri cittadini, o perché applicano il potere e le forze economiche a troncare le questioni politiche sorte fra le nazioni.
d) funeste conseguenze
109. Ultime conseguenze dello spirito individualistico nella vita economica sono poi quelle che voi stessi, venerabili Fratelli e diletti Figli, vedete e deplorate; la libera concorrenza cioè si è da se stessa distrutta; alla libertà del mercato è sottentrata la egemonia economica; alla bramosia del lucro è seguita la sfrenata cupidigia del predominio; e tutta l'economia è così divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele. A ciò si aggiungono i danni gravissimi che sgorgano dalla deplorevole confusione delle ingerenze e servizi propri dell'autorità pubblica con quelli della economia stessa: quale, per citarne uno solo tra i più importanti, l'abbassarsi della dignità dello Stato, che si fa servo e docile strumento delle passioni e ambizione umane, mentre dovrebbe assidersi quale sovrano e arbitro delle cose, libero da ogni passione di partito e intento al solo bene comune e alla giustizia. Nell'ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò una doppia corrente: da una parte, il nazionalismo o anche l'imperialismo economico; dall'altra non meno funesto ed esecrabile, l'internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene.
e) i rimedi
110. Ora, con quali mezzi si possa rimediare a un male così profondo, già l'abbiamo indicato nella seconda parte di questa enciclica, dove ne abbiamo trattato di proposito sotto l'aspetto dottrinale: qui ci basterà ricordare la sostanza del Nostro insegnamento. Essendo dunque l'ordinamento economico moderno fondato particolarmente sul capitale e sul lavoro, devono essere conosciuti e praticati i precetti della retta ragione, ossia della filosofia sociale cristiana, concernenti i due elementi menzionati e le loro relazioni. Così, per evitare l'estremo dell'individualismo da una parte, come del socialismo dall'altra, si dovrà soprattutto avere riguardo del pari alla doppia natura, individuale e sociale propria, tanto del capitale o della proprietà, quanto del lavoro. Le relazioni quindi fra l'uno e l'altro devono essere regolate secondo le leggi di una esattissima giustizia commutativa, appoggiata alla carità cristiana. È necessario che la libera concorrenza, confinata in ragionevoli e giusti limiti, e più ancora che la potenza economica siano di fatto soggetti all'autorità pubblica, in ciò che concerne l'ufficio di questa. Infine le istituzioni dei popoli dovranno venire adattando la società tutta quanta alle esigenze del bene comune cioè alle leggi della giustizia sociale; onde seguirà necessariamente che una sezione così importante della vita sociale, qual è l'attività economica, verrà a sua volta ricondotta ad un ordine sano e bene equilibrato.
Benedetto XVI, 2 novembre 2005
3. Il cuore di questa fedeltà alla Parola divina consiste in una scelta fondamentale, cioè la carità verso i poveri e i bisognosi: «Felice l’uomo pietoso che dà in prestito… Egli dona largamente ai poveri» (vv. 5.9). Il fedele è, dunque, generoso; rispettando la norma biblica, egli concede prestiti ai fratelli in necessità, senza interesse (cfr Dt 15,7-11) e senza cadere nell’infamia dell’usura che annienta la vita dei miseri.
Il giusto, raccogliendo il monito costante dei profeti, si schiera dalla parte degli emarginati, e li sostiene con aiuti abbondanti. «Egli dona largamente ai poveri», si dice nel versetto 9, esprimendo così un’estrema generosità, completamente disinteressata.
Noi cattolici non ci rendiamo più conto che ogni prestito a interesse allo Stato si traduce in un taglio o in una imposta ai fratelli più poveri.
Lo facciamo avendo lo Stato come intermediario, ma è questo ciò che succede.


Le nuove banche, la nuova borsa


Si può creare la “borsa delle persone normali”.
La borsa dovrà essere strutturata in modo da non interessare per nulla agli speculatori. Nei primi quindici giorni del mese si raccolgono le proposte di acquisto e di vendita: tipo di azione, quantità, proposta di prezzo, codice fiscale del venditore/compratore. Le vendite allo scoperto non sono consentite. A una certa data si fermano le proposte e un software determina la quotazione, tenendo conto della quotazione del mese precedente. Una sola quotazione al mese, perché la persona normale ha altro da pensare che comprare e vendere a tutti i minuti.
Il software tiene conto della quotazione precedente e dà valore solo alle proposte normali: ignora le proposte fatte troppo presto o troppo tardi, le proposte troppo alte e troppo basse, le quantità troppo grosse o troppo piccole,… insomma per ogni parametro cerca la norma. Fissato il listino, le proposte di vendita a cifre inferiori al listino diventano vendite reali, le proposte di acquisto a cifre superiori al listino diventano acquisti reali; tutti gli altri hanno 7 giorni per riflettere se confermare o no le proposte.
Questo è l’essenziale per ridare primato all’economia sulla speculazione: una quotazione al mese, niente vendite allo scoperto, tempi lunghi per riflettere, ignorare gli “esagerati” in ogni senso.

Il sistema bancario ha tre diverse funzioni e che queste tre funzioni le tiene volutamente mischiate per impedirci di capire e per farci diventare tutti investitori, assatanati di tassi e di valute.
Funzione n.1
Consegno i miei soldi alla banca perché ho paura dei furti, perché mi fa comodo pagare con assegni e con bonifici, perché desidero prelevare i contanti solo quando servono, perché mi è utile avere un piccolo fido, perché è pratico ricevere lo stipendio in banca.
Questo primo tipo di conto corrente bancario è un conto di servizio: non c’è il concetto di valuta, non c’è il concetto di interesse, è un servizio a pagamento. Mi accorderò con la banca e pagherò tot euro l’anno per il solo fatto di avere il conto, tot euro per ogni bonifico, tot euro per ogni assegno, tot euro secondo il livello di fido che mi serve, eccetera.
La banca viceversa ha l’obbligo di tenere tutto il denaro di questi conti a disposizione del cliente. Non può prestarlo a nessuno. Dovrà effettuare tutti i pagamenti in tempo reale (se il denaro esce dal mio conto oggi per un pagamento, deve arrivare oggi sul conto di chi riceve).
Il denaro che la banca incassa per questi servizi serve a pagare i dipendenti e la struttura, e ad avere il suo giusto utile.
Funzione n.2
Se ho troppi soldi sul conto di servizio, posso toglierli e passarli sul conto di prestito. Qui viceversa esiste solo il concetto di interesse e non esiste il concetto di spesa per le operazioni. Presto il denaro alla banca al tasso X per un tempo Y; la banca lo presterà a un’impresa al tasso X+A per lo stesso tempo Y.
Il denaro prestato non può superare quello ricevuto. Se la banca non sa a chi prestare, rifiuterà i miei soldi.
Il denaro che la banca incassa in più dalla differenza dei due tassi, serve a pagare i dipendenti e la struttura, a tutelarsi dalle insolvenze delle ditte, e ad avere il suo giusto utile.
Funzione n.3
La terza funzione, l’emissione del denaro, viene tolta alle banche e passata allo Stato.

Tutto il resto non è “banca”, ma aberrazione delle funzioni bancarie.


Vangelo e denaro

Di denaro è pieno il Vangelo e il Nuovo Testamento in generale.

- Parabola dei talenti, con la variante delle mine
- Il giovane ricco
- Zaccheo
- 300 denari di pane…
- 30 denari di Giuda
- Obolo della vedova
- Tassa del tempio e moneta in bocca al pesce
- Anania e Saffira
- I poveri di Gerusalemme
- Amministratore disonesto che agisce con scaltrezza
- La dramma perduta
- Il denaro è di Cesare
- Cambiavalute
- L’acquisto del campo del vasaio
- La cassa di Giuda
- Il profumo da 300 denari
- Korban

Comincio col dire che il denaro è l’unico “oggetto” incompatibile col Regno dei Cieli. Nei cieli nuovi e terra nuova ci saranno fiumi, mari, animali, cibo, case, vigne? E’ possibile, alcune immagini bibliche sembrano dire di sì; e il corpo glorioso di Gesù Cristo mangia pesce arrostito (rimarrà la gioia del cibo, senza la necessità del nutrimento? Chissà). Tutte queste cose non mi stupirei di vederle nella terra nuova: non sono incompatibili col Regno.
Il denaro invece non ci sarà, perché il denaro è di Cesare e Cesare non ci sarà più. Il denaro è l’unico “limite” alla potenza di Gesù (assieme alla libertà dell’uomo): Gesù poteva moltiplicare il pane, ma non poteva moltiplicare il denaro. O meglio, materialmente poteva, ma ne avrebbe ottenuto denaro falso, perché non emesso da Cesare. Quando ebbe bisogno di una moneta la fece trovare a Pietro nella bocca di un pesce: moneta vera, perduta da chissà chi.
A Madre Speranza venne denaro dal cielo. Non dubito sull’episodio, ma state certi che non è denaro creato dal cielo.
Che numero di serie avevano quelle banconote?
Un numero già in circolazione? Allora sono false.
Un numero mai emesso? Allora sono false.
Non possiamo nemmeno pensare che gli angeli le abbiano rubate a qualcuno.
Resta solo la possibilità che siano la raccolta di banconote perdute, come il soldo in bocca al pesce trovato da Pietro.
Dio è infinitamente buono, e ci ha chiesto di essere buoni.
E’ infinitamente misericordioso, e ci ha chiesto di avere misericordia.
E’ legislatore perfetto, e ci ha chiesto di formulare leggi giuste.
E’ giusto giudice, e ci ha chiesto di praticare la giustizia.
E’ creatore.
E’ possibile che ci abbia chiesto anche una funzione creatrice?
Sì, il denaro è davvero una creazione dell’uomo dal nulla, creazione dalla quale Dio si chiama fuori.
“Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".”
A Cesare però, non al sistema bancario.



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