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Corrispondenza Romana - La proposta di legge di “Si alla Famiglia” un passo avanti verso il “matrimonio” omosessuale

Scontro di Opinioni

SCONTRO DI OPINIONI
La proposta di legge di “Si alla Famiglia” un passo avanti verso il “matrimonio” omosessuale (!?)
Corrispondenza Romana, 28 gennaio 2015 - di Claudio Vitelli

Il Comitato Sì alla famiglia, presieduto da Massimo Introvigne, ha lanciato a Roma il 16 gennaio, in una riunione con parlamentari di diversi partiti una proposta di legge dal titolo Testo unico sui diritti dei conviventi. In questa sede non entreremo nel dettaglio delle singole disposizioni, cosa che riserviamo ad un successivo analitico intervento, ma cercheremo di tratteggiare il vulnus alla famiglia naturale costituito dallo stesso testo unico considerato nel suo complesso. Per continuare a leggere, clicca qui


Commenti

  • I tentativi per seminare zizzania all'interno del mondo cattolico - anche quando sono in "buona fede" - sono i più deleteri in quanto rappresentano una sorta di "fuoco amico" che per questo colpisce più insidiosamente e può fare più danno del nemico.... In attesa che venga  pubblicata un' esauriente risposta dagli organismi competenti, rammento solo che già con i progetti di legge sui cosiddetti DICO, Alfredo Mantovano aveva pubblicato un accurato studio per elencare specificamente i diritti che il nostro ordinamento giuridico prevedeva pacificamente - anche attraverso pronunzie che però erano fin da allora consolidate nell'ambito pure della Corte di cassazione - per coloro che convivevano sotto lo stesso tetto; ciò ha rappresentato un forte strumento di dissuasione  per il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto che allora, infatti, non sono state introdotte. Non si comprende perchè ora  si cerchi di alzare un polverone per un intervento similare - mirante soprattutto a spuntare le frecce più pericolose dell'avversario -  ma reso più organico attraverso un passaggio parlamentare.


  • Il testo suscita ovvie perplessità. Come spesso avviene, a volte cercando di scongiurare il male peggiore si apre la porta a un male minore, che sempre male è e che non eviterà il peggio... In merito riporto queste parole della Congregazione per la Dottrina della Fede, anno 2003 (solo 12 anni fa!), a firma del cardinale Joseph Ratzinger e con approvazione di Giovanni Paolo II.


IV. COMPORTAMENTI DEI POLITICI CATTOLICI NEI CONFRONTI DI LEGISLAZIONI FAVOREVOLI ALLE UNIONI OMOSESSUALI
10. Se tutti i fedeli sono tenuti ad opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, i politici cattolici lo sono in particolare, nella linea della responsabilità che è loro propria. In presenza di progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali, sono da tener presenti le seguenti indicazioni etiche. Nel caso in cui si proponga per la prima volta all'Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale.
Nel caso in cui il parlamentare cattolico si trovi in presenza di una legge favorevole alle unioni omosessuali già in vigore, egli deve opporsi nei modi a lui possibili e rendere nota la sua opposizione: si tratta di un doveroso atto di testimonianza della verità. Se non fosse possibile abrogare completamente una legge di questo genere, egli, richiamandosi alle indicazioni espresse nell'Enciclica Evangelium vitae, «  potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica », a condizione che sia « chiara e a tutti nota » la sua « personale assoluta opposizione » a leggi siffatte e che sia evitato il pericolo di scandalo.(18) Ciò non significa che in questa materia una legge più restrittiva possa essere considerata come una legge giusta o almeno accettabile; bensì si tratta piuttosto del tentativo legittimo e doveroso di procedere all'abrogazione almeno parziale di una legge ingiusta quando l'abrogazione totale non è possibile per il momento.


CONCLUSIONE
11. La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l'unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell'umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società.

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